Corriere della Sera - Sette

Nella solitaria Cuba

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Quando a Panama, tappa del viaggio di ritorno da Cuba verso casa, io e il mio compagno sentimmo che Obama avrebbe incontrato Raul Castro ne fummo certi: avevamo fatto il viaggio giusto al momento giusto. Prima che quel che resta di un’isola bella e solare cambi per sempre. Isolata per tanto tempo, Cuba rimane un luogo ancora unico. Penso alla cittadina di Trinidad, con la sua architettu­ra a colori e il ritmo della vita, dove il tempo s’è fermato al periodo coloniale. Penso ai sigari, che le donne anziane accartocci­ano ancora a mano. O alle auto: Chevrolet, Cadillac, Dodge degli Anni 50, che i proprietar­i curano come gioiellini. Mi hanno colpito le lunghe strade, quasi vuote e senza cartelli a indicare la direzione, che attraversa­no l’isola e il romanticis­mo di alcuni monumenti come il Teatro Tomàs Terry di Cienfuegos, pieno di sculture intagliate a mano e di affreschi. Mi ha impression­ato una certa “solitudine”: noi siamo abituati a essere sempre connessi, in contatto continuo con il mondo, mentre sull’isola Internet è una rarità. All’Hotel Nacional dell’Avana, uno dei più conosciuti, soltanto nella hall ho trovato campo. Ma anche questa è Cuba, bellezza.

— Francesca Chillemi rossi

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