Piangina
La grandezza dell’allenatore-guru era la spavalderia, ora è diventato la vestale della lagna continua. E non comunica più il senso di vittoria
La più bella battuta su Mourinho, a proposito delle sue lamentele con Antonio Conte, è di Jack O’Malley del Foglio: « No, Mou, non puoi trasformarti in Concita De Gregorio. No » . Mourinho non può trasformarsi nella vestale del politicamente corretto e della lagna continua. No, Mourinho, non può diventare la “signora mia” del calcio inglese. Come forse già saprete, al termine di ChelseaManchester United, vinta 4- 0 dai Blues, lo Special One ha rimproverato il collega: « Certe cose si fanno sull’ 1- 0, così ci hai umiliato. Quella cosa la fai sull’ 1- 0, non sul 4- 0. Per noi è un’umiliazione » . Cosa aveva fatto di tanto riprovevole l’allenatore italiano? Sul finale di partita, quando i giochi erano fatti, Conte si era messo a fare il capo- tifoso chiedendo il sostegno di tutto lo stadio. Il rimprovero di Mou gli si è ritorto contro. La stampa inglese si è infatti scagliata contro il tecnico portoghese per la pesante sconfitta incassata allo Stamford Bridge. Guardian e Daily Telegraph hanno titolato “The Humiliated One”, giocando col soprannome di Mou. Ma non sono gli unici. Sulla stessa linea ci sono infatti anche Sun, Mirror e Times. Ma Mourinho non era quello che aveva fatto impazzire i più bravi commentatori per la sua sfrontatezza, per la sua spavalderia. Giocava a fare il Grande Antipatico e dimostrava di essere un grande stratega della comunicazione: si concedeva spesso a interlocutori morbidi e complici, era ben preparato, non si faceva turbare dagli imprevisti. Era l’uomo che aveva avuto il coraggio di ridicolizzare il grande baraccone del calcio parlato italiano ( dal grido “zeru tituli” al gesto delle manette), era davvero special one come molti sostengono.
E adesso si è messo a fare il piangina, come dicono a Milano, dopo che i Red Devils le hanno prese di santa ragione. Sono almeno quindici anni che Mou è un leader totale, perché non comunica solo calcio. È un guru, un santone, un filosofo. In quanto tale, uno che vive di concetti, che ha trasformato le conferenze stampa in sue conferenze e la partita di calcio in un esempio virtuoso. Ma le sue vere lezioni non sono quelle che impartisce a voce. Davanti a lui, i giornalisti sembrano intimoriti, pongono le domande con mille cautele e la sua mala educaciòn diventa una virtù. È ben preparato, non si fa turbare dagli imprevisti: « Se i giornalisti mi odiano non è un problema mio » . Fino alla scenata con Conte, lo Special One comunicava il desiderio di vittoria, un sentimento che una cultura benestante, compiaciuta, politicamente corretta sembra aver dimenticato. Nel calcio, ma non solo, chi vince ha sempre ragione, fino alla prossima sconfitta. Allora gli verrà di nuovo rinfacciato tutto: persino di essere “The Humiliated One”.