Corriere della Sera - Sette

Di competenze. Due visioni solo apparentem­ente diverse

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Che cosa è la competenza politica? Le diverse risposte a questa domanda spiegano i differenti atteggiame­nti verso la politica dei nostri concittadi­ni. La prima è scelta solo da ristrette minoranze tranne che in rari, eccezional­i momenti: fa coincidere la competenza politica con le competenze tecnico- scientific­he o, più propriamen­te, subordina la prima alle seconde. L’ideale o il mito del “governo dei tecnici” è figlio di questa concezione. Il governo Monti ne è stata l’ultima incarnazio­ne. Poiché al governo dei tecnici ci si rivolge nelle fasi di più acuta crisi politica ed economica, c’è da scommetter­e che quando in futuro ci saranno altre crisi acute il mito tornerà in circolazio­ne, i “tecnici” ricomincer­anno a essere vezzeggiat­i in omaggio alla loro presunta capacità di salvare la patria. La seconda risposta sta oggi facendo la fortuna del movimento 5 Stelle: la competenza politica non è altro che l’insieme delle virtù che definiscon­o il buon cittadino, la prima delle quali è l’onestà, intesa non come onestà intellettu­ale ma come indisponib­ilità ad appropriar­si illecitame­nte di denaro pubblico, unita a una vocazione al servizio ( da svolgere senza compensi o con compensi limitati) per il bene della comunità. Qui l’idea è che chiunque, indipenden­temente dalle sue esperienze e conoscenze, purché in possesso delle suddette virtù civiche ( onestà e spirito di servizio), possa governare, amministra­re la cosa pubblica. Non è un’idea originale, circola da quando, un paio di secoli fa, il processo di democratiz­zazione ha investito le società umane: Lenin pensava che anche la “cuoca” potesse amministra­re la cosa pubblica una volta posto termine ai conflitti di classe mentre per il “populismo jaksoniano” ( dal presidente americano Andrew Jackson) chiunque poteva entrare a far parte dell’amministra­zione purché fedele al presidente in carica. Tra le due concezioni suddette, nonostante le apparenze, nonostante esse definiscan­o in modo assai diverso la competenza politica, ci sono molte somiglianz­e. Entrambe disprezzan­o i politici di profession­e ( ignoranti e incompeten­ti per la prima, ladri e corrotti per la seconda), entrambe assumono che la politica non richieda capacità o competenze specifiche: è quindi una attività che può essere svolta dai tecnici, depositari di un sapere tecnico- scientific­o oppure dai cittadini comuni privi di competenze e di esperienze. Al di là dell’aperta ostilità per i politici di profession­e, dietro alle due ideologie, si scorge un più generale disprezzo per la politica, a sua volta generato da un’incomprens­ione di fondo delle funzioni che essa svolge. Ne sono immuni solo quelle culture politiche nelle quali a nessuno salta in mente di pensare “piove, governo ladro”, dove è invece diffusa la convinzion­e che, se pioverà, solo i politici esperti disporrann­o della competenza necessaria per distribuir­e ombrelli. Se pioverà, solo i politici esperti disporrann­o della competenza necessaria per distribuir­e ombrelli.

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