Corriere della Sera - Sette

Che minacciosa Bebe Vio

«Ha educato la figlia, schermitri­ce oro alla Paralimpia­de di Rio,

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lamammadi « Le avevo incontrate in occasione di quel programma nel 2013. Come madre, mi ero immedesima­ta in quella donna che trasmettev­a energia alla figlia colpita a 11 anni da una meningite che le causò l’amputazion­e di gambe e avambracci. Fosse capitato a me, avrei sofferto per tutta la vita per l’infelicità di mia figlia. Invece, parlando con loro, ho capito che la vera forza di questa campioness­a è stata la madre che, quando doveva rimprovera­rla, diceva: “Guarda che se mi fai arrabbiare io non ti metto le braccia!”. Una minaccia che andava tradotta come quella di una madre che si comportava con normalità, senza usare la compassion­e, rinnovando il messaggio subliminal­e guardache- sei- fortunata- sei- viva- datti da fare » .

Avete mantenuto i contatti?

« Certo. Ho aderito alla causa che portano avanti. Teresa e suo marito Ruggero hanno fondato nel 2009 Art4sport, una onlus che sostiene l’integrazio­ne sociale, attraverso lo sport, dei bambini che hanno subito amputazion­i. La mission è in queste sue parole: “Accogliamo i ragazzi, ci innamoriam­o delle loro storie, li aiutiamo a disegnare il loro futuro attraverso un sogno sportivo”. Vanno in giro, si occupano di disabilità, cercano di colmare il ritardo culturale diffuso verso i disabili. Organizzan­o, parafrasan­do Giochi senza frontiere, Giochi senza barriere, gare per disabili fatte prima a Mogliano Veneto, dove ha sede la onlus, e l’anno scorso a Roma allo stadio dei Marmi dove sono an- In alto, la conduttric­e tv Paola Perego. Qui sopra, Teresa Grandis, mamma della schermitri­ce Beatrice Vio.

data come spettatric­e. Mi sono fermata con loro negli spogliatoi e lì mi hanno raccontato un episodio accaduto durante la settimana bianca per disabili. C’era una bambina triste perché amputata di un braccio. A furia di vedere gli altri compagni sereni, una sera a cena è arrivata senza la protesi al braccio. Le hanno chiesto: “E la protesi?”. E lei, tornata finalmente a sorridere: “L’ho lasciata a riposare in camera”. Se non sono loro gli eroi, quelli come Teresa che alimentano nei ragazzi con difficoltà di vario genere la voglia di vivere e l’amore per lo sport, chi altri può meritare questo titolo? » .

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Campioness­e d’umanità

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