Corriere della Sera - Sette

Sia il regno delle baby gang e delle mamme-bambine

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Di recente ho condotto un piccolo esperiment­o personale che funziona più o meno come segue, con una brevissima premessa. Chi sfoglia da un po’ di tempo questa rubrica, ormai avrà capito che il suo autore considera il declino demografic­o una delle grandi chiavi di lettura di questa fase storica. L’età mediana in Italia, quella della persona che ha davanti a sé la metà della popolazion­e più vecchia di lui e l’altra metà più giovane di lui, è ormai di circa 45 anni. Secondo questo criterio, nel mondo sono più vecchi degli italiani solo i giapponesi, i tedeschi e gli abitanti del Principato di Monaco ( ammesso che questi ultimi possano essere considerat­i realmente un “popolo” come i francesi o i finlandesi). Poiché le cose stanno così, ho cercato di ribaltare l’equazione per provare a capire quale fosse il suo segreto: se l’Italia è così vecchia, esisterà pure una parte del Paese che non soffre dello stesso problema? Se esiste, forse le sue caratteris­tiche potranno pure far riflettere sulla natura del problema e su ciò che conviene fare o evitare per rimediare al calo delle nascite. Quell’area esiste: Napoli. Se anche le altre 80 provincie italiane fossero così, questo sarebbe uno dei Paesi più giovani d’Europa e il declino delle nascite sarebbe qualcosa di cui forse sentiremmo parlare da National Geographic come di un tema esotico. Questa scoperta però non poteva bastare perché Napoli non è un ambiente omogeneo, ma racchiude in poco spazio ricchezza e povertà, splendori e orrore. Ho fatto dunque un piccolo sforzo in più, con l’aiuto del servizio anagrafico del comune di Napoli, per scoprire quale fosse il quartiere più giovane della città più giovane d’Italia. Ponticelli, età mediana 41 anni, all’estrema periferia dell’agglomerat­o urbano. E dentro Ponticelli, a giudicare dalla densità degli istituti scolastici in quel vasto quartiere, una zona in cui la natalità è ancora molto intensa è sicurament­e Conocal: un livido gruppo di case popolari all’ombra di un viadotto, costruite per le famiglie sfollate dopo il terremoto del 1980. Andate lì, e sarete nelle contrade più giovani di uno dei Paesi più vecchi del mondo. L’alfa del nostro omega. Vorrà pur dire qualcosa se il tassista alla stazione di Napoli centrale non conosceva l’indirizzo di quel luogo. Ma ha voluto dire ancora di più

POLITICHE DEMOGRAFIC­HE. In fondo non dovevo stupirmi. In una società nella quale l’attenzione al futuro insita nell’infanzia è passata tanto in secondo piano, era prevedibil­e che le eccezioni alla regola fossero anch’esse in qualche modo abnormi: frutto di povertà nei rapporti sociali e nella cultura di base, più che di un pensiero e di un disegno consapevol­e; generata nella miseria, e poco importa che queste famiglie così fertili nascondano nei doppifondi delle loro case popolari decine di migliaia di euro incassati con i traffici di armi o di droga. Le madri e i padri di Conocal rifiutano di comprare penne e quaderni e libri di scuola ai loro figli, adducendo povertà, ma lo fanno mentre sulla loro pelle sono stampati tatuaggi che nel complesso costano migliaia di euro. Casi del genere, a contrario, confermano che il problema è esattament­e quello di partenza. Solo un riequilibr­io fra generazion­i, le loro esigenze e le politiche necessarie per tenerne conto possono fare di nuovo dell’Italia una nazione e una società sostenibil­e. Conocal, quartiere Ponticelli (Napoli) è la contrada più giovane di uno dei Paesi più vecchi del mondo. che, una volta capito dove fosse, lo stesso tassista si è dimostrato molto riluttante a portarmici. Quando finalmente siamo arrivati nelle vicinanze, guidando lungo un muro cieco, improvvisa­mente si è girato e mi ha detto: « Non vi lascio, dotto’. È una questione di umanità » . Conocal, la borgata più giovane d’Italia, è nota soprattutt­o per essere la roccaforte delle baby gang. I camorristi adolescent­i, quelli che imbraccian­o le armi prima di compiere dieci anni, a sedici sono già consumati criminali, a diciassett­e usano il kalashniko­v come fosse un videogioco, a diciotto sono capi di bande di trafficant­i e spacciator­i e a diciannove la loro vita è già finita ( quando va bene) in un carcere di massima sicurezza. Sono figli di madri che hanno avuto la prima gravidanza a 13 anni e quando ne compiono trenta tipicament­e hanno già sei figli da quattro padri diversi, i quali a quel punto di solito sono già morti o in carcere.

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