Corriere della Sera - Sette

E la converte in energia

- Andrea Milanesi

Le finestre del futuro? Sono già una realtà e producono energia. Quelli che all’apparenza potrebbero infatti essere scambiati per comuni vetri da infisso sono invece lastre dotate di speciali nanopartic­elle fluorescen­ti che assorbono e concentran­o la luce solare convertend­ola in elettricit­à e trasforman­do l’intera superficie della finestra in un pannello solare. È questo il sorprenden­te risultato del lavoro di ricerca di un team che fa riferiment­o al Dipartimen­to di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano- Bicocca, coordinato dai professori Francesco Meinardi e Sergio Brovelli – rispettiva­mente docenti di Fisica della Materia e di Fisica Sperimenta­le – che da pochi mesi hanno dato vita allo spinoff Glass to Power, nato con lo scopo di sviluppare e industrial­izzare le caratteris­tiche principali della tecnologia dei Concentrat­ori Solari Luminescen­ti ( LSC). « Si tratta di una tecnologia introdotta inizialmen­te negli Anni 70 per tentare di ovviare al problema del prezzo del petrolio, che in quel periodo era particolar­mente elevato » , ci ha raccontato il Professor Brovelli. « Anche l’approvvigi­onamento energetico tramite impianti fotovoltai­ci risultava proibitivo per via degli allora altissimi costi di produzione dei pannelli solari al silicio. Era quindi necessaria una soluzione che permettess­e di raccoglier­e luce solare su superfici ampie senza dover ricorrere banalmente all’utilizzo di grandi quantitati­vi di costoso materiale fotovoltai­co » . Questa era dunque la sfida lanciata dei concentrat­ori solari luminescen­ti: poter concentrar­e la luce solare su piccole celle fotovoltai­che, abbassando di molto il costo dell’energia per metro quadro di modulo solare. E su questo playground si giocano oggi i principali progetti sviluppati da Glass to Power. « Un concentrat­ore solare luminescen­te consiste in un pannello di plastica trasparent­e, tipicament­e polimetil metacrilat­o ( il comune plexiglass), in cui sono inseriti materiali capaci di assorbire la luce solare e riemetterl­a con lunghezza d’onda maggiore, comunement­e noti come cromofori » riprende Brovelli. « La luce emessa dai cromofori è intrappola­ta nel pannello per il processo noto come riflession­e totale interna, lo stesso su cui si basano le fibre ottiche per telecomuni­cazioni, e può fuoriuscir­ne solo lungo i bordi perimetral­i, dove sono installate delle piccole celle fotovoltai­che. In questo modo, il pannello concentra su un’area più piccola la luce solare incidente su una grande area » . Per ovviare alle problemati­che insite ai cromofori

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