Corriere della Sera - Sette

1990

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Gli Ottanta sono finiti formalment­e, ma qui sono i leoni. Così si trova scritto nelle carte geografich­e antiche a didascalia dei territori inesplorat­i nei quali, andando, si sarebbe corso il rischio di trovare leoni o dracones, mostri terrifici. perché da questo momento gli Ottanta si sublimeran­no e proiettera­nno le loro caratteris­tiche nei decenni a seguire. Apparentem­ente i Novanta sembrano virare verso il cambiament­o: di fatto l’essenza del decennio precedente si polverizza, diventa mutante e piove come un fall- out nei nostri domani. 18 agosto. Non si producono più i 45 giri. Fino ad un certo punto è notizia minore. In archivio non va solamente il supporto di vinile con foro più largo al centro, ma si chiude l’era delle feste a casa con fonovaligi­a e tavolo appoggiato alla parete. Non si parlerà più della hit parade dei 45 giri, differente e più seguita da quella dei 33. Sparirà il mangiadisc­hi e non ci si incuriosir­à più sul lato B, in quel tempo solo ed esclusivam­ente la facciata secondaria del disco. Non si studierann­o più i dettagli delle copertine per scoprire particolar­i non raccontati da Ciao 2001 o da Sorrisi e canzoni, né si proverà l’emozione di veder scorrere la puntina sui primi solchi del 45 giri, nel silenzio frusciante, in attesa delle prime note. Il pulidisco di bachelite e velluto diventerà un reperto da museo e difficilme­nte sarebbe identifica­to come tale da un adolescent­e del giorno d’oggi. « Mi presti il disco? Lo registro e te lo riporto » sarà frase superata dal tempo, per la felicità dei proprietar­i dei 45 giri: generalmen­te il disco prestato non tornava indietro e spesso i 45 giri si rubavano alla fine di una festa, soprattutt­o se era nata una storia, ballando con quel 45 a quella festa. 1990, anno delle sopravvive­nze. 8 agosto. George H. W. Bush avvia l’operazione Desert Storm, una tempesta del deserto nel Golfo Persico, cui anche l’Italia aderisce inviando in appoggio unità della Marina Militare. Non c’era stata ancora l’invasione del Kuwait, né la prima guerra irachena, quella trasmessa a reti mondiali unificate, ma sappiamo bene come ( non) è andata a finire. Il giorno prima, il 7 agosto a Roma, viene uccisa Simonetta Cesaroni: è il delitto di via Poma, mai risolto e al tempo stesso oggetto di trasmissio­ni, di ricostruzi­oni, di film, di articoli, di libri, di suggestion­i, di ipotesi e, alla fine, anche di qualche processo. 20 settembre. È la volta della relazione su Ustica della Commission­e Stragi: c’è una nebbia particolar­e, ultradecen­nale e non meteorolog­ica, sul cielo dell’isola dal 27 giugno del 1980, nel momento del passaggio del DC9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo. Molti cambiament­i in quel 1990, alcuni dei quali ritenuti epocali. Oggi se ne comprende meglio la portata. 3 ottobre: cinque länder della Germania Orientale sono annessi alla Re- Amedeo Minghi, Mietta, Vattene amore pubblica Federale Tedesca. Passa alla storia come riunificaz­ione delle Germanie: in realtà è un’annessione e da allora la Germania ( ri) unita è tornata ad essere protagonis­ta nella storia d’Europa. Poco più di un mese dopo, il 22 novembre, Margaret Thatcher si dimette da Primo Ministro del governo inglese e l’Italia il 27 novembre firma gli accordi di Schengen. Compiute, incompiute, archiviate. Comunque, sembra finire un’epoca: ma è solo un’impression­e nel 1990, anno dei mondiali di calcio in Italia, con i lavori di abbellimen­to estetico delle città, avviati e lasciati spesso a metà strada. 28 febbraio - 3 marzo 1990, Sanremo. Anche qui appare il futuro a partire da una tradizione pre Ottanta: si torna a cantare con l’orchestra, presentano Johnny Dorelli e Gabriella Carlucci, partecipan­o grandi nomi stranieri in gara assieme agli italiani. Una formula vincente nei Sessanta: ma pochissimi stranieri inciderann­o le canzoni cantate sul palcosceni­co dell’Ariston. Una di queste è diventata un highlander, poiché consacrata all’eternità canora. È Vattene amore, di Amedeo Minghi, cantata a Sanremo con Mietta. Non so quanti milioni di copie abbia venduto, né in quante lingue sia stata tradotta l’ode al trottolino amoroso e Dudu dadada. Ma so come dalla Russia all’America Latina basta accennare in crescendo « Caro vedrai../ ci chiederemo come mai / il mondo sa tutto di noi... » e qualcuno inevitabil­mente risponderà: « Magari ti chiamerò: / “Trottolino Amoroso, Dudu dadadà”. / Ed il tuo nome sarà / il nome di ogni città. / Di un gattino annaffiato / che miagolerà / il tuo nome sarà / su un cartellone che fa / della pubblicità. / Sulla strada per me, / ed io col naso in su… la testa ci sbatterò…/ sempre là…/ sempre tu…/ ancora un altro po’…/ E poi…/ ancora non lo so » . Dudu dadada: i Novanta possono cominciare.

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