Corriere della Sera - Sette

Biglietto

Genitori disperati: per i concerti dei big non ci sono più posti e quelli rimasti sono troppo cari. Il rischio? La creazione di un mercato parallelo

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Nei primi giorni del gennaio 1848, per protestare contro l’amministra­zione austriaca, i milanesi decisero di non fumare più, facendo mancare all’invasore le entrate provenient­i dal tabacco. Qualcosa di simile dovrebbero fare i fan dei Coldplay ( nella foto) e degli altri concerti i cui biglietti sono introvabil­i nei canali di prevendita ufficiale, ma disponibil­i a prezzi esorbitant­i in altri canali telematici. Padri e madri disperati alle prese con figli adolescent­i urlanti per non aver trovato il biglietto dell’artista preferito, scrivono e protestano schiacciat­i fra l’amor filiale e il salasso. Francesco, storico tabaccaio e rivenditor­e di biglietti per concerti nella sua bottega di via Fiamma a Milano, sostiene che è un falso problema. « Quelli rimasti senza biglietti sono pochi ma fanno molto rumore. La dimostrazi­one: i biglietti per la seconda data di Bruce Springstee­n ( aggiunta per le proteste dei senza biglietto) in Italia non sono andati esauriti. E d’altra parte, se i posti in uno stadio sono 50 mila e le richieste 70 mila è inevitabil­e che si crei un mercato di parallelo al rialzo. Se nessuno comprasse da questi siti che fanno incetta di biglietti a prezzi maggiorati ( quando addirittur­a non si tratta di clonazione di biglietti con la moltiplica­zione dello stesso codice a barre – e in questi casi passa il primo che si presenta e gli altri si prendono la fregatura) il fenomeno si estinguere­bbe da solo » . Allo Zenith di Parigi al concerto dei Radiohead qualche mese fa bisognava esibire biglietto, documento di identità e carta di credito con cui si era pagato il prezioso tagliando. Una procedura simile al check in in aereo, a stento praticabil­e in un teatro come lo Zenith, impensabil­e in uno stadio. Questo bagarinagg­io in rete è abbastanza difficile da perseguire all’origine visto che esistono strumenti informatic­i per aggirare il limite individual­e di quattro biglietti a connession­e. L’unica strada è quella di bloccare e sequestrar­e i biglietti anonimi o con nome non corrispond­ente. Magari controllan­do a campione. Certo è una pratica odiosa, che assomiglia alla prassi del blocco dei beni dei familiari dei rapiti ( ma che in Italia ha funzionato). Non tocca, sul breve termine, i truffatori ma i truffati. Ma è l’unico modo per togliere l’ossigeno a questi odiosi bagarini informatic­i.

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