E i motivi del naufragio
Era il 25 luglio del 1956, mare calmo, favoloso tramonto. L’Andrea Doria, gloriosa ammiraglia dei cantieri Ansaldo, stava navigando a 23 nodi verso la baia di New York, con 1.134 passeggeri e 571 uomini d’equipaggio. Verso l’ora di cena, la prua della nave s’infilò in un muro di nebbia spessa, mortale. L’urto con la motonave svedese Stokholm fu fatale: 52 vittime, 46 sull’Andrea Doria. Il 27 luglio Dino Buzzati scriveva sul Corriere della Sera: « Un pezzo d’Italia se ne è andato, con la terrificante rapidità delle catastrofi marine e ora giace nella profonda sepoltura dell’oceano. Proprio un pezzo d’Italia migliore, la più seria, geniale, solida, onesta, tenace, operosa, intelligente » . A sessant’anni dal naufragio, la mostra T/N Andrea Doria, la nave più bella del mondo al Galata Museo del Mare ( dal 12 novembre al 30 maggio; galatamuseodelmare. it) ricostruisce i tracciati di rotta e il momento della collisione, scagionando il comando italiano.