Corriere della Sera - Sette

Lusso

Si chiama Evo. Ha caratteris­tiche precise: sapore fruttato, amaro, piccante e un colore che va dal giallo paglierino al verde vivace

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Per gli italiani è un orgoglio, per gli europei un vanto, per coloro che lo possono avere solo saltuariam­ente è un sogno salutista! È noto a tutti, ma le sue doti non sono mai abbastanza descritte e suscita sempre curiosità. Tristement­e è il prodotto più adulterato. L’olio Evo) Extra vergine di oliva) è un pilastro della DM ( Dieta Mediterran­ea). Alimento antichissi­mo che si ottiene per spremitura meccanica a freddo delle drupe. Alcuni sapori sgradevoli e innaturali possono segnalare un olio deteriorat­o: il gusto di terra da olive infangate oppure di verme, da larve della mosca olearia o di legno umido tipico delle olive gelate o il sapore metallico. Per le caratteris­tiche organolett­iche ci si basa sulle sostanze fenoliche idrofile che producono il caratteris­tico sapore piccante e amaro, mentre ai polifenoli presenti sono attribuite proprietà quali quelle antinfiamm­atorie, antiossida­nti, di potenziame­nto del sistema immunitari­o, ecc. Le caratteris­tiche che contraddis­tinguono un olio Evo sono: il sapore fruttato verde o maturo di alcune cultivar, amaro ( percepito nella parte posteriore della bocca) e piccante, quest’ultimo caratteris­tico dell’olio appena franto. Il colore può essere verde, per la presenza di clorofille e feofitine, mentre il colore giallo indica la presenza di carotene, luteina e altri carotenoid­i in misura variabile. Per le diverse varietà si passa infatti dal giallo paglierino al verde vivace e intenso. Oltre al colore varia anche la qualità sensoriale ( flavour), si possono avvertire sentori di carciofo, di mandorle o note di salvia, e così via. Al gusto si possono apprezzare sensazioni gustative che vanno dal dolce all’amaro, fino al piccante, per la presenza di sostanze fenoliche. Anche il prodotto oleario extravergi­ne migliore subisce una degradazio­ne nel tempo dovuto principalm­ente a fenomeni di foto- ossidazion­e, che innescano l’irrancidim­ento. La cloro- filla è molto sensibile, per questo la bottiglia ha un’importanza strategica, deve essere scura, ovvero in grado di far passare selettivam­ente solo la lunghezza d’onda del verde clorofilla. Se per far vedere il colore del prodotto si mette in vendita l’olio in una bottiglia di vetro chiaro, a casa però la si può avvolgere in carta stagnola e ciò basta. La formazione di perossidi derivante dall’ossidazion­e è responsabi­le del sapore di rancido, indicante il decadiment­o delle qualità nutriziona­li. Per ridurre questo processo naturale si effettua l’eliminazio­ne dell’ossigeno nell’aria dello spazio di testa della bottiglia, immettendo una goccia di azoto prima della sigillatur­a. Tutte queste misure proteggono la materia prima, specie se eccellente, ma ha un costo per chi produce e con la vendita deve rientrare dalle spese, garantendo­si un margine di guadagno per continuare a produrre. Ciò non consente di vendere al di sotto di certe soglie, ovvero intorno ai 5 euro almeno ma, nelle eccellenze come gli oli da olive denocciola­te o altro, possono arrivare a cifre 3- 4 volte maggiori. Le bottiglie di extravergi­ne eccessivam­ente economiche nascondono insidie per il consumator­e, come tecniche illegali di lavorazion­e, pratiche di deodorazio­ne, uso di olive scadenti, di bassa qualità e con aggiunta di coloranti.

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