La geniale follia Cinquant’anni fa, Alberto Fragomeni sarebbe stato frettolosamente sbattuto come ospite in un manicomio. Ha scritto un libro, piccolo capolavoro di saggezza
a ragazzo, prima di impazzire, avevo un sacco di casini » . Scrive così, Alberto Fragomeni. Senza filtri. Senza dare troppo peso perfino alla punteggiatura. Maiuscole, minuscole, chi se ne frega. Quello che vuole dire, però, lo dice benissimo. Qua e là, anzi, con un talento raro: « ne prendo una per non sentirmi dio. e un’altra per non sentirmi una merda. e un’altra ancora per non aver paura di sentirmi una merda. o forse per non aver paura di sentirmi dio. non lo so, non l’ho ancora capito » . Cinquant’anni fa, Alberto sarebbe stato probabilmente liquidato da una diagnosi frettolosa e sbattuto come ospite in un manicomio. Una di quelle strutture orrende dove chi stava sul filo della « normalità » e della « follia » veniva spesso cacciato a forza nel girone dei dannati. E ci saremmo persi un piccolo grande libro, Dettagli inutili, pubblicato dalle « Edizioni Alphabeta Verlag » di Merano con la prefazione di Massimo Cirri, che fa capire tante cose più di cento chili di saggistica. Fino a quasi cinquant’anni fa, come ricorda Franco Rotelli ne L’istituzione Inventata / Almanacco di Trieste 1971– 2010, dove ricostruisce con fotografie spesso agghiaccianti, testimonianze struggenti, lettere e documenti e amore l’avventura scientifica di Franco Basaglia e di quel gruppetto di pionieri che cambiarono quelle « carceri » sanitarie, era in vigore la legge 1904: « Dopo 20 giorni dalla ammissione a un ospedale psichiatrico o il paziente viene dimesso o “ammesso in via definitiva”: con perdita dei diritti civili e nomina di un tutore, viene posto in custodia all’ospedale psichiatrico da cui non può allontanarsi. È reato “non custodirlo” in quanto, per definizione, “pericoloso a sé e agli altri” » . Eppure, scriveva proprio Basaglia, come si possono tirare certe conclusioni? « Non so che cosa sia la follia. Può essere tutto o niente. È una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia. Invece questa società riconosce la follia come parte della ragione, e la riduce alla ragione nel momento in cui esiste una scienza che si incarica di eliminarla. Il manicomio ha la sua ragione di essere, perché fa diventare razionale l’irrazionale. Quando qualcuno è folle ed entra in un manicomio, smette di essere folle per trasformarsi in malato » . Mica facile, giudicare… Lo confermano la sincerità, l’autoironia, la leggerezza con cui Alberto Fragomeni ricostruisce la sua storia. Con pagine difficili da dimenticare: « esiste una retorica della malattia mentale. e i primi a cascarci sono i malati mentali stessi: anche se in genere non hanno idea di cosa significhi esattamente la propria diagnosi, alcuni di essi finiscono infatti per andarne orgogliosissimi: rappresenta per loro una sorta di superpotere, una seconda personalità dotata di energia e volontà illimitate. qualcosa che li rende sfaccettati, misteriosi, preziosi. speciali. o comunque degni di essere studiati e analizzati da tutti quegli educatori, infermieri, psicologi, medici che si affannano tanto intorno al loro caso » .
QUESTIONE DI DETTAGLI. Imperdibile il capitolo sul poliziotto buono e il poliziotto cattivo: « nell’ambito della sanità pubblica, chi è affetto da disturbi psichici usufruisce di colloqui sia con psicologi che con psichiatri. lo psicologo è il poliziotto buono: ti ascolta attentamente, si ricorda ogni dettaglio della tua storia, e mantiene nel complesso un atteggiamento neutrale, al fine che tu possa imparare a prendere le decisioni migliori per la tua vita. la sua autorevolezza non proviene che dal suo impegno, e dalla sua sensibilità. lo psichiatra è il poliziotto cattivo: si ricorda a malapena di te, e ti ascolta distrattamente, come se gli facessi perdere tempo con dettagli inutili mentre lui invece è impegnato ad arrivare in fretta alla decisione migliore per il tuo caso… » Il libro di Alberto Fragomeni, è pubblicato dalle «Edizioni Alphabeta Verlag» di Merano, con la prefazione di Massimo Cirri.