Corriere della Sera - Sette

Massimo Gaggi

Ma dal New Jersey alla California li hanno spesso bloccati a terra

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Dall’aeroporto di Hillsborou­gh in New Jersey, vicino New York, a Pasadena in California, a Daytona Beach, Florida, al campo di volo di Sanford, non lontano da Raleigh, in North Carolina, si spengono i motori dei Piper “Pawnee”, dei Champion “Citabria” e di tanti altri aeroplanin­i usati da piloti come Ashley Chalmers della Jersey Aerial Advertisin­g o Arnold Butler dell’AirSign per portare in volo i loro striscioni pubblicita­ri. Usati fin dal 1945, anno di nascita della Aerial Sign Co, per diffondere messaggi commercial­i dal cielo, questi “banner” vengono usati spesso dai tifosi di football americano per chiedere la testa di allenatori e general manager delle squadre che vanno male nel campionato Nfl. Ma nell’ultimo anno i messaggi proiettati nel cielo sono stati molto usati anche in politica. Alla convention repubblica­na di Cleveland alcuni divieti di pubblicità stradale sono stati superati mandando in volo aerei che si trascinava­no dietro l’invito a mandare Hillary Clinton in galera o a non dar credito alla grande stampa, giudicata tutta ostile a Trump. Il quale, benché nemico degli immigrati e diffidente verso le minoranze etniche, è stato elogiato negli striscioni finanziati dai “Cinesi- Americani per Trump” che hanno solcato i cieli della North Carolina. In California un miliardari­o ha addirittur­a pagato pattuglie di aerei per scrivere in cielo coi fumogeni bianchi frasi come “Trump è disgustoso”. Sembra roba d’altri tempi, reliquie di un mondo romantico di pazzi sulle loro macchine volanti, nell’era della pubblicità digitale personaliz­zata: vecchi e lentissimi monomotori che volano rasoterra a 120 chilometri l’ora e agganciano una fune tesa tra due pali che si tira dietro lo striscione fatto di lettere alte più di due metri. Funzionava mezzo secolo fa quando i tifosi imbufaliti ripetevano in coro il messaggio contro il coach dei New York Giants, John McVay, portato in volo sulle loro teste all stadio: “15 anni di calcio schifoso: ne abbiamo abbastanza, vattene”. Oggi il “banner” volante dovrebbe essere soppiantat­o da quelli digitali del web. E invece internet si è rivelato un ottimo canale per la raccolta fondi: colletta online per lanciare un messaggio. Poi, messi insieme 3.000 dollari, si affitta l’aereo. « Non tifo e non faccio politica » , ha spiegato Chalmers. Che, però, qualche problema lo ha avuto quando ha cominciato a sorvolare le spiagge del New Jersey e la baia di New York con L’aeroporto di Englishtow­n, in New Jersey. A sinistra, uno striscione anti-Hillary. messaggi rudi. Prima gli inviti al sindaco de Blasio a scusarsi coi poliziotti accusati di violenze. Poi i messaggi pro Trump che hanno sollevato molte proteste. Infine il primo divieto del municipio di Ocean Beach per un feroce “Stop Mucca Pazza, Stop Hillary”. Anche altre città, come San Francisco, hanno provato a bloccare la pubblicità dal cielo, ma si sono presi l’accusa di voler limitare il “free speech”. Anzi, in molti casi l’aeroplanin­o con lo striscione è diventato lo strumento estremo della libertà d’espression­e: a Cleveland, durante la convention repubblica­na, fu vietato agli antiaborti­sti di tappezzare la città di foto di un feto di 15 settimane: qualche giorno dopo quella stessa immagine le autorità municipali se la ritrovaron­o in cielo.

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