Corriere della Sera - Sette

Non è un attimo. Come un elastico si può allungare»

Il bisogno di pregare, la «scuola buona», i democristi­ani che «non erano orribili». E poi i ricordi con i “bolognesi” Dalla e Guccini, l’Inter «un casino peggio del Pd»... Roberto Vecchioni si racconta nel mezzo di un trasloco: «Con mi commuovo ancora»

- Francesco Battistini

utto questo c’è nella mia stanza,/ giuro, non lo so se è poco o molto,/ so che non sapevo mai starci senza/ e mi vien da ridere se mi volto»

( “LA 2002)

Sta traslocand­o. Rigira fra le mani gli ultimi premi vinti, a Varese il Chiara e il D’Annunzio a Pescara, e medita sullo scatolone: « Sono pieno di targhe, anche prestigios­e. Ne avrò duecento. L’Elsa Morante e il Montale, Sanremo e il Tenco. Non capisco tutto questo premiare, in Italia: adesso che starò più stretto, dovrò metterle da qualche parte… » . La vita che si ama sta regalando a Roberto Vecchioni l’essenziali­tà d’un cambio di stagione: « Me ne vado via da Brera. Non ho più i figli a casa e allora ho scelto la zona di viale Lombardia. Un ottavo piano. Si vedono Milano e le montagne: da vecchio, sono queste le cose che contano. Prima volevo stare in centro, adesso non me ne frega niente » .

Sarà un distacco duro come lo fu sul Garda?

« No. ADesenzano ci siamo vissuti ventisette anni. Scegliemmo io e mia moglie d’andare ad abitare lì, erano tempi più tranquilli di questi, c’erano le feste dell’Unità e i bambini che andavano a scuola. Quella casa sghimbesci­a e ragnesca, l’unica da cui non si vedeva il lago, i miei figli se la ricordano bene. Io pensavo che tutto dovesse essere eterno quand’è bello, e invece non è così. Come l’ho venduta, ho imposto ai nuovi proprie- tari una sola condizione: ogni 22 dicembre, loro sloggiano e mi lasciano mettere la luminaria. Cicaline, punti a spillo, lucciole, folgorini, minicandel­e. Però questo Natale non lo farò più: smetto di pensare alle cose perdute per tutta la vita. C’è una casa nuova da abitare » .

Amici, figli, moglie. Riflession­i di un artista sulla vita

Lontano da Brera…

« Sì, via da questo centro del nulla: non è che lo detesti, è che è un festival dell’inutile con cui puoi scambiare al massimo due parole, un quartiere dove la gente viene a farsi vedere. Milano invece sta intorno. È cosmopolit­ica. E finalmente si fa conoscere oltre gli stereotipi sballati nebbia- freddodure­zza- cemento- lavoro e basta… Quante fandonie, Milano non è mai stata così! E non solo adesso che tutti dicono che è

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