Corriere della Sera - Sette

Edoardo Vigna

Nuovo presidente è una manna per Mosca. Secondo una voce che gira...»

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Che fare se l’“amico” del tuo nemico è appena diventato presidente degli Stati Uniti? A Bill Browder non bastava essere il Nemico “Numero Uno” di Vladimir Putin, zar della Russia: mancava Donald Trump alla Casa Bianca. Paura? « Mettiamola così: l’America è un Paese con un sistema di giustizia indipenden­te, una stampa libera, ma che il presidente sia così amico del capo del Cremlino, insomma, per me non è un bene... » . Ma in fondo, questo ex businessma­n – « Ora sono solo un attivista » – ne ha passate tante. Come racconta lui stesso, in prima persona, in un racconto autobiogra­fico che s’intitola Red Notice, sottotitol­o Scacco al Cremlino, e si leggerebbe come un thriller, se non fosse realtà. Per riassumere 456 pagine in poche righe, Browder, nato a Chicago da una famiglia di geni matematici e con un nonno diventato il primo candidato comunista alla presidenza Usa ( nel 1936), diventa il primo investitor­e occidental­e nella Mosca postcaduta del Muro ( con il suo Hermitage Fund arriva a gestire beni e società per 4,5 miliardi di dollari), perde una fortuna, la riconquist­a, combatte con gli oligarchi, viene espulso ( nel 2005) dal presidente Putin, entra nel mirino delle autorità russe, che con un’accusa di evasione fiscale, si approprian­o di 230 milioni di dollari, fino a che uno dei suoi collaborat­ori russi muore in prigione. E lui, al termine della cavalcata, riesce almeno a far passare una legge americana che prende il nome della vittima delle botte delle guardie del carcere, Sergei Magnitsky, e dichiara indesidera­bili mandanti ed esecutori. Il tutto fra minacce di morte, crisi familiari, relazioni pericolose e battaglie giudiziari­e.

Tutta la sua storia decolla, per così dire, quando decide di partire per Mosca: era il 1995.

« In realtà la scintilla si accese mentre ero ancora alla business school, a Stanford. Cercavo di immaginare il futuro dopo il Master, tra colloqui di ogni tipo, ma non c’era nulla che mi accendesse. Sennonché crolla il Muro di Berlino: all’improvviso ho realizzato che se mio nonno era stato il più grande comunista d’America, io sarei potuto diventare il più grande capitalist­a nell’Urss. Solo un pensiero, che però ha guidato le mie scelte » .

Una Russia da FarWest, quella d’allora.

« Era il caos completo, all’inizio. Un “Selvaggio Est”: avevano

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