Corriere della Sera - Sette

Trasformis­mi

Galli della Loggia racconta il percorso di un intellettu­ale alle prese con un Paese che non cambia

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Uno spettro ha infestato per decenni il paese: lo spettro del comunismo; o meglio lo spettro del partito comunista italiano, come racconta Ernesto Galli della Loggia nel suo ultimo libro, Credere tradire vivere. C’è spettro e spettro, infatti. Quello che si è aggirato così a lungo per l’Italia non era lo stesso spettro che tra il 1917 e la caduta del Muro di Berlino ha infestato mezzo mondo ( come aveva gufato il Manifesto comunista nel 1848). Era anzi un fantasma che, mentre truccava le carte della condizione umana e sociale in Occidente, negava sfacciatam­ente la natura del comunismo e ne inzucchera­va la pillola: il Gulag era propaganda occidental­e, l’Urss una « democrazia avanzata » , Lenin un incompreso, il capitalism­o intrinseca­mente « fascista » , la Dc « regime » , le riforme oppio dei popoli, Solženicyn ( secondo Umberto Eco) « un Dostoevski­j da strapazzo » , la « costituzio­ne più bella del mondo » sempre sotto attacco, i comunisti italiani campioni di libertà ( per di più « sostanzial­i » , mica soltanto formali). A questo fantasma riuscì d’imporre la sua visione horror- fantasy del mondo alle istituzion­i scolastich­e, editoriali, artistiche e variamente culturali del paese, fino a cancellare e bandire dal discorso pubblico ogni altra tradizione e Weltanscha­uung. Con me o contro di me, chi è anticomuni­sta è ipso facto fascista: così parlava ( e ancora un po’ parla) il fantasma del Pc italiano. E guai all’apostata: chi « tradisce » la Vera Religione non ha cambiato sempliceme­nte idea ( come capita ovunque tranne che nelle satrapie islamiche e nei partiti comunisti) ma si è venduto al nemico, e merita ( minimo) la Lettera scarlatta, come le adultere nel romanzo di Hawthorne. In onore d’Achille Occhetto, l’ultimo segretario generale, Francesco Cossiga battezzò CREDERE, TRADIRE, VIVERE. UN VIAGGIO NEGLI ANNI DELLA REPUBBLICA di Ernesto Galli della Loggia il Mulino 2016, pp. 355, 24 euro, eBook 11,99 euro C’ERA UNA VOLTA… RIFLESSION­I SUL COMUNISMO ITALIANO di Luciano Cafagna Marsilio 1991, pp. 237, s.i.p.

XMANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA di Karl Marx e Friedrich Engels Einaudi 2014, pp. 220, 12 euro

XSTORIA DELLA PRIMA REPUBBLICA. L’ITALIA DAL 1943 AL 2003 di Aurelio Lepre il Mulino 2006, pp. 424, 15 euro « zombie con i baffi » lo spettro del comunismo che sferraglia­va le sue catene di settarismo, pregiudizi­o e tracotanza. Galli della Loggia racconta questa lunga parentesi della storia nazionale attraverso le proprie esperienze di storico e di giornalist­a. È un racconto illustrato, come l’Inferno di Gustave Doré, e ha per illustrazi­oni gli aneddoti, le letture e i ricordi dell’autore, le cui avventure oltre lo specchio della cultura italiana, tra i Veri Credenti del giacobinis­mo azionista e del marxlenini­smo, sono a tutti gli effetti l’Anabasi degl’intellettu­ali in fuga dal disumanesi­mo novecentes­co. È un viaggio attraverso un paese in guerra: la guerra civile per finta che la sinistra della Resistenza tradita, delle riforme di struttura, della P38 e del 6 politico, della rivoluzion­e eternament­e in marcia ha dichiarato alla verità, alla ragione e a tutti i suoi nemici reali e immaginari, da Silvio Berlusconi a Bettino Craxi. Giovane negli anni Sessanta, quando la vulgata pseudorivo­luzionaria e antifascis­ta dilagò d’un tratto da un capo all’altro del paese senza incontrare resistenza da parte dei partiti laici e della Democrazia cristiana, che anzi l’incoraggia­rono, Galli della Loggia è parte della favola che racconta, come lo siamo tutti noi, chi meno e chi più. Repubblica addormenta­ta nel bosco, l’Italia è il paese sotto incantesim­o che da cent’anni è condannato a scegliere tra il peggio e il meno peggio. È il paese in cui gli elettori stanno col Dux per evitare la sovietizza­zione del paese, col partito clericale per evitare di scivolare oltre la cortina di ferro, col Cavaliere per non cadere nelle mani della « gioiosa macchina da guerra » e che, tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, hanno scelto il meno peggio a colpo sicuro. Non oso pensare al giorno in cui il meno peggio sarà Beppe Grillo.

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