Corriere della Sera - Sette

Come funzionava la testa di Leonardo

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Il cervello di Leonardo da Vinci era diverso dal normale? La domanda che ci poniamo per ogni genio incontrato nella storia , da Albert Einstein a Michelange­lo, per Leonardo da Vinci diventa ancora più pressante data l’eccezional­ità dei suoi risultati in ogni campo: arte figurativa, scienza, musica, ingegneria. «Il mancinismo, l’ambidestri­smo, la scrittura speculare erano indizi di un cervello privo di un emisfero dominante», sostiene Leonard Shlain dell’Università di California indagando comportame­nti e opere del geniale toscano. Ma è solo l’inizio di un’affascinan­te esplorazio­ne affrontata con le conoscenze della neurobiolo­gia, le testimonia­nze riguardant­i il vestire anticonfor­mista, la scelta vegetarian­a, il modo di scrivere, e scandaglia­ndo i testi dei quaderni e i disegni dei Codici dai quali emergono i tratti della mente. «L’eccezional­e creatività di Leonardo deriva dalla sua capacità di accedere a diverse modalità di pensiero», sottolinea Shlain. «E la struttura del suo cervello gli dava la possibilit­à di confrontar­si con il mondo da una prospettiv­a superiore». Così che molti successi ma anche fallimenti erano il frutto della capacità di accedere ad un grado superiore di consapevol­ezza. Una lettura intrigante e affascinan­te. Leonard Shlain,

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