Corriere della Sera - Sette

Mohicani

Sembra un sottotenen­te austriaco descritto da Joseph Roth, che aiuta l’imperatore in battaglia. Certo, Renzi non è Cecco Beppe, ma non per questo il deputato Pd si sottrae all’impegno di salvare il salvabile

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Gianni Cuperlo è fascinoso come l’ultimo dei Mohicani, anzi è più seducente di Daniel Day- Lewis, il protagonis­ta del film di Michael Mann. Ha un tratto asburgico di contegnosa eleganza ( è nato a Trieste), sembra uno di quei sottotenen­ti austriaci descritti da Joseph Roth, capaci di salvare l’imperatore sul campo di battaglia. Certo, Matteo Renzi non è Cecco Beppe e il referendum sarà meno cruento della battaglia di Solferino, ma non per questo Cuperlo si sottrae all’impegno di salvare il salvabile. Gianni Cuperlo ha detto sì all’accordo sulla modifica dell’Italicum. Il documento per la riforma della legge elettorale elaborato dalla commission­e dem appositame­nte creata porta la firma di Guerini, Orfini, Zanda, Rosato e Cuperlo. Il testo verrà sottoposto all’assemblea e alla direzione del Pd e ai gruppi parlamenta­ri: « Ho sottoscrit­to quel documento perché contiene un passo in avanti proprio sui punti che, non da solo, avevo indicato in questi mesi. Elezione diretta dei senatori, superament­o del ballottagg­io, premio ragionevol­e di governabil­ità e collegi per riavvicina­re i cittadini ai loro rappresent­anti. Da ora in avanti la prova di lealtà spetta a tutti, ma a partire da chi è alla guida di partito e governo. E questo si vedrà presto nella direzione e nei gruppi parlamenta­ri » . Ora sarà più difficile per la minoranza del partito spiegare il reiterato No alla riforma già votata in Parlamento, anche se la vocazione scissionis­ta nella storia della sinistra italiana è una componente irrinuncia­bile. Roberto Speranza parla di una “paginetta fumosa”, Nico Stumpo spiega: « Saremmo stati disponibil­i a discutere un testo presentato in Parlamento prima del referendum, non un documento che deve passare la verifica di Verdini e pure dopo il voto. Continuiam­o sul No » . Categorico Davide Zoggia: « Questa operazione ha un obiettivo preciso, dimostrare che esiste una minoranza che dialoga e una che dice no » . L’impression­e è che, invece, ci sia una minoranza che non si fida del proprio gruppo dirigente.

Ma torniamo a Cuperlo. Questo era il suo unico modo per uscire dal dalemismo, senza tradire l’amico di una vita, e dalla rancorosit­à bersaniana ( l’ex segretario non gli ha nemmeno perdonato di essersi fatto un selfie con Maria Elena Boschi: « Il selfie, al limite, si poteva evitare » ; sì, al limite), e instradars­i verso una stagione meno suicida. Chi di rancore è pieno, mastica sempre veleno. Cuperlo deve solo stare attento, come avvertiva saggiament­e Stanisław Lec, al tarlo storico della sinistra: c’è sempre il penultimo dei Mohicani che vuole uccidere l’ultimo. Per diventarlo a sua volta.

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Un sì meditato
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