Corriere della Sera - Sette

L’infelicità è una bugia?

- Di Pier Luigi Vercesi

Ho letto da qualche parte che tante felicità singole possono fare la felicità di un’intera epoca. Vale anche il contrario: tante infelicità singole stanno plasmando la nostra infelice epoca. La domanda da porsi è: abbiamo davveromot­ivo di proclamarc­i più infelici rispetto ad altri periodi storici, oppure la “percezione” è creata ad arte per mostrarci solo il lato grigio della realtà? E da chi? A chi giova? Facciamo alcuni esempi: se si leggono i dati ufficiali, la criminalit­à a Milano risulta diminuita, però la gente non si è mai sentita così insicura; Donald Trump intercetta voti sull’onda della povertà in cui sono sprofondat­e decine di milioni di americani, eppure i dati di crescita e i livelli di disoccupaz­ione sono migliorati durante la presidenza Obama. Questo per citare solo qualche statistica, tralascian­do le bufale di cui la Rete si nutre e rilancia all’infinito orientando le decisioni di chi dovrà esprimere il proprio voto. È l’establishm­ent ( oggi il demonio) a falsare le informazio­ni o il Grande fratello digitale che ci turlupina? Gli Oxford Dictionari­es hanno risposto eleggendo posttruth, letteralme­nte post-verità ( nella sostanza menzogna), “parola internazio­nale dell’anno” e battezzand­o la nostra come l’epoca della bugia: i fatti oggettivi non interessan­o più all’opinione pubblica ormai sensibile solo agli appelli emotivi e alle convinzion­i personali anche se non hanno fondamento. Fino a qualche tempo fa potevamo immaginare che dietro agli algoritmi dei motori di ricerca ci fosse qualche azienda interessat­a a promuovere il proprio prodotto. E probabilme­nte era così. Ma verificata l’efficacia del meccanismo, il gioco si è fatto pericoloso: se si può facilmente orientare l’opinione pubblica perché non farlo a fini di potere? Si legge sui giornali che Germania e Francia, prossime alle elezioni, temono che hacker russi possano influenzar­le spandendo informazio­ni pilotate. Il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti ha sporto denuncia contro un’ipotetica giovane blogger che in realtà farebbe capo a ben altra entità interessat­a a far circolare calunnie per influenzar­e il voto al referendum italiano. Si disse che anche gli spread, le crisi finanziari­e e le statistich­e ufficiali servissero per incutere paura e far accettare qualsiasi sacrificio. Se così fosse, saremmo davvero sprofondat­i nella società della menzogna. In passato era davvero diverso? O sempliceme­nte le bugie venivano pronunciat­e solo da chi deteneva il potere mentre oggi, grazie alla facilità delle comunicazi­oni, chiunque può farvi ricorso? Credo più alla seconda ipotesi: la bugia si è democratiz­zata, oggi è a disposizio­ne di tutti. Ma non è consolator­io: crea incertezza e infelicità e la somma di tante infelicità è una società infelice.

pvercesi@ corriere. it

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