Massimo Gaggi
Religioso (e anche ambientale) del vulcano spento Mauna Kea
C’era una volta il telescopio del Monte Palomar, in California: l’occhio più potente che l’uomo era riuscito a costruire nel tentativo di scrutare l’universo. Negli anni Novanta, però, sono emerse nuove tecnologie per portare il nostro sguardo ancor più lontano: ad esempio con “Hubble”, il telescopio spaziale in orbita attorno alla Terra. Da quindici anni, poi, gli astronomi sognano di fare un altro salto di qualità sistemando un osservatorio con una lente ( in realtà un sistema di specchi esagonali) larga trenta metri, vasta come un campo da tennis, in cima a un monte molto alto: Mauna Kea, un vulcano spento nelle isola Hawaii, con un intero oceano che lo isola dalla civiltà luminosa delle grandi metropoli americane e asiatiche. Dopo anni di studi e discussioni con leader politici, operatori economici e rappresentanti della società, il progetto, denominato TMT, sembrava ai blocchi di partenza: inizio della costruzione nel 2018, inaugurazione del telescopio nel 2024. Ma gli astrofisici e la Hawaii University, responsabile del progetto, avevano sottovalutato la resistenza di una parte delle poche migliaia di indigeni rimasti sull’isola che considerano Mauna Kea, la vetta sulla quale dovrebbe sorgere l’osservatorio, una montagna sacra. « In molte storie della civiltà polinesiana, vecchie di millenni, Mauna Kea è Wao Akua, il Regno del Creatore, il Tempio dell’Essere Supremo. È il luogo dal quale provengono Papa ( Madre Terra) e Wakea ( Padre Terra), i progenitori del popolo hawaiano. Qui sono sepolti i nostri avi » , spiega Kealoha, la nativa dell’isola che è presidente della Native Hawaiian Organization. È partita da lei la crociata per Un rendering dell’osservatorio astronomico. Sotto, Kealoha Pisciotta. la difesa del valore religioso di Mauna Kea. Una crociata religiosa ma non solo: Kealoha – che è nata alle Hawaii ma di cognome fa Pisciotta e può, quindi, essere considerata una italo- hawaiana – è una donna spirituale ma anche pragmatica. Ha in mente gli dei polinesiani ma anche la tutela dell’ambiente ( si è candidata alle recenti elezioni coi verdi: sconfitta da un democratico). Pensa alla sua carriera politica ma anche al “business”. Dopo ondate di proteste contro il via libera politico a questo progetto da 1,4 miliardi di dollari, Kealoha Pisciotta un anno fa ha ottenuto dalla Corte Suprema la sospensione a tempo indeterminato dei lavori. Decisione che ha sorpreso gli astronomi ( ora potrebbero trasferire il TMT alle isole Canarie) anche perché non verrebbe di certo violata la sacralità di una vetta isolata: sul Mauna Kea già sorgono ben 11 osservatori astronomici costruiti a partire dagli anni Sessanta senza opposizioni delle popolazioni locali. Ma ora il clima è cambiato: la rivolta che si è scatenata, simile nelle motivazioni a quella degli indiani sioux che in North Dakota stanno bloccando la costruzione di un oleodotto sulla loro terra e sotto il letto del fiume Missouri, ha anche motivazioni concrete: « La gente non avrebbe nulla da guadagnare dal nuovo osservatorio » , sentenzia Kealoha, che in passato ha lavorato per 12 anni negli altri telescopi in cima al vulcano spento. In effetti pagano tutti un contributo simbolico di un dollaro l’anno. Vincerà la riscoperta della spiritualità o l’offerta di un pacchetto di incentivi economici?