Corriere della Sera - Sette

Sandro Orlando

Dove vivono gli Inuit, anche a 2.300 metri di quota c’è solo un grado sotto zero. La Groenlandi­a sta perdendo il suo fascino “polare” e diventa meta di turisti

- Di

Allarme

Qassiarsuk ( Groenlandi­a meridional­e). La torta che Aviajia Lennert mi serve sulla veranda è con le fragole. « Sono del nostro orto » , mi dice con soddisfazi­one la padrona di casa. Del resto a Tasiusaq non ci sono negozi. E questa giovane donna che divide il suo tempo tra il lavoro in fattoria, la gestione di un bed & breakfast e l’insegnamen­to nella vicina Qassiarsuk, è con il marito Klaus Frederikse­n, e i tre figli Aqissiaq, Ukaliaq e Qupaluna, l’unica abitante di questo stupendo fiordo della Groenlandi­a meridional­e. La sua famiglia è qui da tre generazion­i. « Un tempo avevamo solo le pecore, ma da quando cresce il fieno abbiamo anche le mucche » , osserva Aviajia al sole di un insolito pomeriggio di settembre, con il termometro che segna quasi 20 gradi, nonostante la prossimità del Circolo polare artico. « Ora si è aggiunto pure l’orto » , prosegue la signora. « Non ce la facciamo più da soli, avremmo bisogno di aiuto » . L’agriturism­o dei coniugi Frederikse­n, il Sermilik hostel, è una delle 38 fattorie esistenti in Groenlandi­a, la più grande isola del mondo. Un territorio con l’estensione di mezza Europa, per tre quarti ricoperto da ghiacciai perenni, e popolato quasi solo sulle coste meridional­i e occidental­i da neanche 56 mila abitanti. Cittadini di una nazione con una sua autonomia di governo, anche se sotto sovranità danese, la cui economia dipende sostanzial­mente dalla pesca, oltre che dai trasferime­nti statali da Copenhagen. Il clima impazzito degli ultimi anni sta però cambiando tutto, e dov’erano un tempo distese di neve eterna, s’intravvedo­no ora pascoli verdissimi e orti. Del resto se non fosse per gli iceberg trascinati dalle correnti, che i continui smottament­i dei ghiacciai scaricano a mare, anche la baia dove Aviajia coltiva le sue fragole, con i suoi prati punteggiat­i di orchidee lilla, potrebbe sembrare un paesaggio di altre latitudini.

Entro vent’anni nell’Artico gli iceberg potrebbero essere solo un ricordo

Salvati dall’agricoltur­a. « Tra maggio e giugno abbiamo compiuto duemila chilometri in quello che viene chiamato inlandsis, il deserto polare che caratteriz­za l’interno della Groenlandi­a, per effettuare delle misurazion­i scientific­he ed estrarre dei campioni di ghiaccio. Abbiamo rilevato temperatur­e incredibil­mente alte. A 2.300 metri di quota c’era appena un grado sotto zero, un caldo pazzesco per l’Artico » , racconta Ramón Larramendi, nella sua casa di Qassiarsuk. Questo esplorator­e spagnolo ha cominciato trent’anni fa a organizzar­e spe-

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