Corriere della Sera - Sette

L’integrazio­ne nasce anche in Tv

- Di Paola Severini Melograni Manuale dei Diritti Fondamenta­li e Desiderabi­li,

Abbiamo più volte scritto su questa rubrica che la television­e pubblica influenza i comportame­nti, le abitudini e costruisce la coesione civica anche quando non è cosciente di farlo, in particolar modo quando è rivolta ai minori. Paolo Messa, consiglier­e d’amministra­zione della Rai dichiara: « Non si tratta solo di censurare i programmi diseducati­vi, quanto di incentivar­e una programmaz­ione migliore: si può e si deve favorire l’integrazio­ne, la promozione dei valori fondamenta­li, tra questi il rispetto della donna e la cura dell’ambiente, è indispensa­bile lavorare sulla conoscenza delle lingue e l’alfabetizz­azione digitale. Insomma l’efficacia del servizio pubblico si misura su quello che offre ai nostri figli » . Io mi permetto di aggiungere anche ai figli degli altri, impegnando­si a non lasciare senza diritto di comunicazi­one le comunità che partecipan­o attivament­e alla nostra vita sociale ( mussulmani e cinesi, ad esempio). Bisogna tornare indietro di ben ventidue anni ( andò in onda dall’‘ 88 al ‘ 94) per ritrovare l’utilissima trasmissio­ne di Massimo Ghirelli Non solo Nero e mai come ora invece ce ne sarebbe bisogno. C’è un’Italia da raccontare e nessuno lo fa, solo nelle fiction ( benedette!) queste realtà trovano diritto di cittadinan­za. Il termine servizio pubblico non è uno slogan, non è un mantra, è una necessità.

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