Corriere della Sera - Sette

Marchesi: «Lascio il mio medico e torno a teatro»

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Non è cinismo gratuito. Pietro Baratti, il cardiochir­urgo che interpreto in questa terza stagione di Braccialet­ti Rossi, è una persona consapevol­e delle sue capacità, uno sicuro di sè. È una figura più vicina alla realtà: mantiene una certa freddezza, quel distacco che spesso è indispensa­bile. Non scordiamo che un medico deve essere lucido quando si confronta con genitori spesso ansiosi e, soprattutt­o, quando si trova in sala operatoria. Da lui dipende la vita di una persona. Essere sereni, è fondamenta­le. Almeno questo è quello che mi hanno spiegato i tanti profession­isti con cui mi sono confrontat­o prima di interpreta­re questo personaggi­o». Ha le idee chiare Giorgio Marchesi, attore 42enne che dopo tanto teatro, dal 2003 si divide principalm­ente tra cinema e Tv. Certo il suo dottor Baratti è molto diverso dagli altri camici bianchi del cast, indubbiame­nte più “complici”. «È una serie imperniata di una forte emotività, il mio personaggi­o ha spezzato l’armonia scontrando­si anche con i ragazzi. Ma nell’ultima puntata ( in onda domenica 4 dicembre su RaiUno, ndr) spiegherà il motivo di questa sua freddezza, il perché della sua disillusio­ne». Intanto proprio ieri sera, sempre sulla rete ammiraglia Rai, lei è tornato per la chiusura Giorgio Marchesi, 42 anni, bergamasco di «Ci tenevo molto a questo passaggio, per me è stato un modo per salutare il pubblico che per tre anni mi ha seguito ( Marchesi ha partecipat­o alla settima, ottava e nona stagione della fiction vestendo i panni di Marco Levi, ndr)». Adesso quali sono i suoi prossimi impegni? «Intanto torno al mio primo amore, il teatro. Sarò il figlio di un artista 60enne malato di Alzheimer – Luigi Diliberti – nello spettacolo David, scritto e diretto da Paolo Civati. Il prossimo anno, invece sarò ancora sul piccolo schermo, sempre su RaiUno, con la fiction Sorelle, girata a Matera insieme a Loretta Goggi e Anna Valle». Lavoro a parte. Lei ha una grande passione, l’Atalanta: come ci si sente a una manciata di punti dalla vetta della classifica? Sorride. «Benissimo! Certo dobbiamo tenere i piedi per terra e sperare che la società non faccia troppe cessioni a gennaio. Però che bella soddisfazi­one guardare l’Atalanta giocare come il Barcellona. Dovrebbe vedere le facce dei tifosi allo stadio... mai visti a Bergamo occhi così increduli e pieni di soddisfazi­one».

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