Corriere della Sera - Sette

Potere

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Jorge Luis Borges (1899-1986), La muraglia e i libri, in Altre inquisizio­ni, prefazione di Francesco Tentori Montalto, Feltrinell­i, p. 9. l 22 di ottobre del 1950, Jorge Luis Borges pubblica su La Nacion un breve saggio- racconto intitolato La muraglia e i libri, raccolto due anni dopo nel volume Altre inquisizio­ni. Nel suo stile sospeso tra realtà e finzione, il grande scrittore argentino riflette su due « vaste imprese » compiute in Cina dal « Primo Imperatore, Shih Huang Ti » : l’edificazio­ne della muraglia ( « eresse la muraglia, perché le muraglie servivano di difesa » ) e il rogo dei libri ( « bruciò i libri, perché l’opposizion­e invocava la loro testimonia­nza per elogiare gli antichi imperatori » ) . Per Borges, l’atto del costruire « le cinque o seicento leghe di pietra opposte ai barbari » e la decisione di distrugger­e le bibliotech­e per produrre « una rigorosa abolizione della storia » implicano molteplici connession­i. Potrebbero essere espression­e di un unico obiettivo: eliminare ogni possibile

Iconfronto con l’altro e con il passato. Shih Huang Ti, insomma, vuole far coincidere la storia solo con lui ( « ordinò che la storia cominciass­e con lui » ) . E lo fa proteggend­osi dai nemici esterni ( con la muraglia) e da quelli interni ( con la totale cancellazi­one della memoria). Ma si tratta, come spesso accade nell’opera borgesiana, di ipotesi che non escludono altre interpreta­zioni: « forse l’incendio delle bibliotech­e e l’edificazio­ne della muraglia sono operazioni che in segreto si annullano » ; o « forse la muraglia fu una metafora » attraverso cui Shih Huang Ti volle condannare « coloro che adoravano il passato » ( « coloro che occultaron­o libri furono marcati con ferro rovente e condannati a costruire […] la smisurata muraglia » ) a lavorare a « un’opera vasta [ la muraglia], come il passato, e altrettant­o vana » . O, ancora, l’immane costruzion­e fu pensata come « una sfida » a un futuro imperatore che, in preda alla stessa ambizione di Shih Huang Ti, avrebbe un giorno deciso di cancellare la memoria di chi lo aveva preceduto: « Gli uomini amano il passato e contro codesto amore non posso nulla, […] ma un gior- no ci sarà un uomo che senta come me, e costui distrugger­à la mia muraglia, come io ho distrutto i libri, cancellerà la mia memoria, e sarà la mia ombra e il mio specchio e non lo saprà » . O, addirittur­a, l’atto stesso del costruire e distrugger­e potrebbe esprimere l’impossibil­ità dell’arte a raggiunger­e la sua piena rivelazion­e: « La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti del tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’imminenza di una rivelazion­e, che non si produce, è, forse, il fatto estetico » . I vertiginos­i paradossi e i complicati labirinti, però, non occultano il nesso tra « bruciare libri ed erigere fortificaz­ioni » , « còmpito comune dei principi » . I muri, come quelli costruiti in Europa e annunciati negli Stati Uniti, potrebbero essere il segno di un’umanità disumana che si avvia a distrugger­e le bibliotech­e e, con esse, la memoria del passato e ogni forma di cultura? I muri non aiutano a difendersi dai “nemici”, ma diventano solo una terribile prigione per chi li costruisce.

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