Alcol
Si rischia di far bruciare la zona malata e di “fissare” eventuali germi. Meglio usare preparati a base di acqua ossigenata, cloro o antisettici
Se ti fai un taglio metti subito l’alcol! Ecco un mito da sfatare: l’alcol non è di solito la soluzione migliore, e comunque prima di “versarlo” ( eventualmente) su una ferita bisogna fare altre cose. Per cominciare è necessario operare qualche distinzione: c’è ferita e ferita. Le più superficiali sono le cosiddette abrasioni, più comunemente chiamate sbucciature ( ora che si gioca “virtualmente” magari sono meno comuni, ma chi ha qualche decennio sulle spalle e da bambino correva all’aperto le ginocchia se le è sbucciate parecchie volte), poi ci sono le ferite da taglio ( senza pensare ad atti violenti, chi non s’è n’è mai autoinflitta una in cucina?). Se queste non vanno in profondità e non necessitano di ricuciture con ago e filo, lo scopo della medicazione è semplicemente fermare il sanguinamento ed evitare infezioni. Se si ha a che fare con una sbucciatura o una ferita molto superficiale di solito non scorre molto sangue e per limitarne il flusso basta tamponare la parte e mettere del ghiaccio. Lo scopo è, ovviamente, vasocostringere, cioè provocare la riduzione temporanea del calibro dei piccoli vasi che portano sangue alla zona. Fatto questo si può passare alla medicazione vera e propria, che andrebbe eseguita in tre passaggi: detersione, disinfezione e protezione. La detersione, di fatto, è la “pulizia” e può essere ottenuta con acqua corrente a temperatura ambiente. La disinfezione è l’operazione successiva, per la quale bisogna sfatare il mito in questione: usando l’alcol si rischia infatti di far bruciare di più la ferita e di “fissare” eventuali germi, meglio ricorrere a preparati a base di acqua ossigenata, di cloro o antisettici a base di ammonici quaternari. Terminata la disinfezione sarebbe opportuno coprire la ferita con cerotti dotati di garza, oppure con garze sterili. Se invece il taglio fosse più serio e il sanguinamento importante? Oppure se avessimo a che fare con ferite anche relativamente piccole ma penetranti che interessino addome o torace ( per le quali è sempre meglio andare subito al Pronto Soccorso)? Mentre si aspetta l’intervento di un medico è importante limitare la perdita di sangue comprimendo con decisione la zona del vaso che “serve” l’area dove c’è la ferita ( in altre parole, la compressione va fatta “a monte” della ferita). E se ci si taglia con qualcosa di arrugginito o di sporco? In questo caso si propone il classico quesito: avrò mai fatto la vaccinazione antitetanica? E se sì, sarà ancora efficace? Per rispondere alla prima domanda basta controllare la carta d’identità: chi è nato dopo il 1963 o ha prestato servizio militare dopo il 1938 almeno una dose dovrebbe averla ricevuta. Sulla durata della protezione però non c ¹ è certezza, quindi in genere dopo una decina d’anni si consiglia un “richiamo”, che però non sono in molti a fare. Quindi, in sintesi, per prevenire problemi meglio risalire alla data dell’ultima dose di vaccino antitetanico se si può, ed eventualmente vaccinarsi. Però in caso di ferita potenzialmente “tetanica” meglio farla valutare da un medico, il quale, oltre a fare una medicazione appropriata, potrà anche valutare il pericolo di tetano e, nel caso, decidere se è opportuna una profilassi, che consisterà in una vaccinazione, in un suo “richiamo” o, nei casi a maggior rischio, nella somministrazione di immunoglobuline specifiche.