Corriere della Sera - Sette

Il gps e la conquista della posizione

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L’utilizzo del Gps è entrato ormai nelle nostre abitudini quotidiane, muovendoci con l’automobile o consultand­o lo smartphone. Ma quanti sanno che dobbiamo ringraziar­e Einstein e la sua teoria della relatività se si è riusciti a costruirlo? I satelliti che consentono di calcolare la posizione viaggiano in orbita alla velocità di circa 4 chilometri al secondo e secondo la teoria einsteinia­na il ritmo dell’orologio di bordo a cui si fa riferiment­o rallenta un po’. Se non si tenesse conto del diverso fluire del tempo si accumulere­bbe un ritardo di 7 milionesim­i di secondo ogni giorno. Un’altra influenza deriva dalla massa del pianeta, per cui la gravità all’altezza dell’orbita è inferiore rispetto alla superficie terrestre e quindi l’orologio sul satellite è più veloce nello scandire il tempo conquistan­do un anticipo di 45 milionesim­i di secondo rispetto agli orologi terrestri. Di entrambi gli aspetti bisogna tener conto. La lunga storia della conoscenza della posizione e dei mezzi impiegati per definirla è ben raccontata da Sergio Giudici dell’Università di Pisa, dimostrand­o come da Eratostene nel III secolo a.C. a Galileo lo stabilire dove ci troviamo sia una ricerca mai interrotta combinando teorie e tecnologia.

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