Corriere della Sera - Sette

Capro espiatorio Cercasi Nel No è confluito il voto di destra e il voto di protesta dei giovani e del Sud. Renzi ha messo la testa sul ceppo e alla maggioranz­a degli italiani non è parso vero

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Aò, io so’ fascista; perché devo da vota’ un governo de sinistra? » . Quando ho sentito un operatore tv dire questo, ho pensato subito alle tante anime belle che in questi anni hanno sostenuto in pubblico e in privato che il governo non fosse abbastanza “de sinistra”. Poi ho pensato come sia possibile che ancora oggi ci si definisca orgogliosa­mente fascisti, quando dovrebbe essere chiaro e noto che il fascismo fece le leggi razziali, scatenò in combutta con Hitler una guerra da 250 mila morti ( per ricordare solo gli italiani), e nella guerra civile devastò, bruciò, violentò, torturò, impiccò. Infine ho pensato che, al di là dell’autodefini­zione di fascista, il ragionamen­to dell’operatore era perfettame­nte logico. Perché un italiano di destra dovrebbe votare per un governo della parte avversa? Questo ormai il referendum era diventato: un voto sul governo. Del bicamerali­smo perfetto o paritario agli italiani non importa molto: conosco laureati con master che non distinguon­o Camera e Senato, Montecitor­io e Palazzo Madama; più in genere, gli italiani non credono alla politica, non credono allo Stato, non credono alle leggi; il problema non è che si fanno troppo lentamente, è che se ne fanno troppe, e quindi non vengono rispettate né fatte rispettare. Non è vero che il No non fosse previsto. Tutti ma proprio tutti i sondaggi davano il No vincente, anche se con margini inferiori ( io stesso sabato 3 dicembre ho scritto che « i veri vincitori saranno Grillo, Salvini, Meloni e Berlusconi, non Bersani e D’Alema » , che hanno fatto la figura delle mosche cocchiere). Non era una previsione difficile. In tempi di crisi, nessun governo ottiene il 51%. Infatti i governi che hanno indetto un referendum, da Londra a Bogotà a Budapest, hanno perso. Renzi ha perso particolar­mente male perché contro di lui si sono alleati i voti di destra – non è un caso che il Sì abbia vinto in Emilia e Toscana – e i voti dello scontento: non è un caso neppure che il Sì abbia prevalso a Milano e in Trentino, cioè nei pochi posti in cui le cose non vanno così male. Gli errori di Renzi sono chiari: ha sopravvalu­tato il suo consenso e sottovalut­ato il disagio sociale. Ha ripetuto per mesi la sua profession­e di ottimismo, che non trovava se non in piccola parte riscontro nella realtà. La protesta diventa plebiscito antirenzia­no in particolar­e tra i giovani e al Sud. Per i diciottenn­i, abituati a vivere nell’eterno presente della rete e al ritmo sincopato di YouTube e dei social, Renzi è quel che era per noi Andreotti quando avevamo la loro età: vecchio. Un uomo del passato. Ma non è tutto lì. Questi ragazzi si sono sentiti ripetere talmente tante volte che gli “stanno rubando il futuro” e sono condannati a essere più poveri dei genitori e dei nonni, che hanno finito per crederci. E, in molti casi, tendono ad arrendersi prima di combattere: infatti abbiamo il record nel mondo occidental­e di giovani che non studiano non si formano non lavorano. Quando aveva l’età di mio figlio, mio nonno – non un avo remoto: mio nonno – era sull’Isonzo. Cent’anni fa, di questi tempi, morivano diecimila alpini in un giorno. A loro sì che stavano davvero rubando il futuro. La generazion­e dei nostri padri ha fatto la fame durante la Seconda guerra mondiale, ha ricostruit­o il Paese, ha viaggiato in bicicletta, non ha imparato l’inglese, non andava in vacanza. Era incomparab­ilmente più povera dei ragazzi di oggi; ma andava dal meno al più, non dal più al meno. Noi stessi siamo cresciuti con la guerra fredda, il terrorismo, l’austerity. Ogni generazion­e ha avuto le sue crisi, le sue prove. Intendiamo­ci: ragioni di malcontent­o i ragazzi ne hanno eccome. L’Italia investe più sui vecchi che sui giovani: anche l’ultima manovra del governo Renzi aumenta la spesa per le pensioni, a danno delle generazion­i future. L’Italia è un Paese che, non credendo più in se stesso, mette i soldi da parte e non investe in ricerca, cultura, opere pubbliche; non a caso i giovani non trovano lavoro. E sono giustament­e arrabbiati. Resta da capire come la vittoria del No migliorerà le loro condizioni. Cosa abbia da guadagnare l’Italia dal ritorno a un sistema orrendo e umiliante: il proporzion­ale con le preferenze, quando i partiti facevano incetta di voti con le clientele, nessuno perdeva mai davvero, e poi si spartivano potere e denaro con metodi consociati­vi. L’alleanza che si profila tra Pd e Berlusconi non funzionerà, non sgonfierà Grillo, non reggerà ai primi ostacoli. Quanto al Sud, è come sempre alla ricerca di capri espiatori: Cavour, i Savoia, i bersaglier­i, e in genere il Nord ( così come tanti nordisti accusano il Sud per i loro mali: la colpa è sempre degli altri). Come capro espiatorio, Renzi è stato perfetto. Ha messo la testa sul ceppo, credendo di rafforzare il Sì; ha fatto così vincere il No. E ora per lui riprenders­i sarà durissima. Matteo Renzi (nella foto) ha sopravvalu­tato il suo consenso e sottovalut­ato il disagio sociale.

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