UN PAESE QUASI PERFETTO (2016)
e il cattivo tempo » . Proprio come nella canzone di Leonard Cohen, Miriam regge lo specchio senza specchiarsi, senza aver bisogno di guardarsi. Non c’è mai compiacimento o narcisismo. Ha qualcosa di profondo e indiscusso nelle cose che pensa: sono quelle cose, è quello il suo spazio mentale. Il suo è un mondo di arrivi e di partenze, di nostalgie e di entusiasmo. Ma è una mappa della sensibilità che non si dimentica di nulla: « Il motivo per cui faccio questo lavoro è poter non essere me. E non è un medicamento non essere me, perché io poi ci sono. Non è che quando sono me sto male, e invece quando non sono me mi sento liberata. È un viaggio, una scoperta continua: tu ti svuoti ma dentro di te entrano altre possibili anime » .
Le ferite che attraggono. Sulla natura di quelle anime si apre un mondo. « Ci sono degli animali notturni, come le falene, che sono attratti dalla luce. E ci sono persone che ti sbattono addosso così, come fossero falene. In realtà sono degli animali oscuri, che vogliono prendere la tua luce. E quelli li impari a riconoscere piano piano. Ma per farlo devi viaggiare prima per l’oscurità. È la volontà che ti porta al cambiamento. Nessuno cambierà la tua vita per te » . E Miriam è cambiata molto: dentro interstizi, abitudini e novità che conosce soltanto lei, e di cui preferisce non par- lare. Ma non sceglie le parole per dirti certe cose, sono le sue parole, strumenti che frequenta da sempre, sin da bambina, quando era certa, come lo è oggi, di essere una persona con una sensibilità diversa, con una capacità ricettiva che la poteva persino ferire: « A volte ci sono delle ferite che sono dei magneti. Ti attraggono, sono qualcosa che arriva dal profondo. Ma la ferita è anche la crepa da cui entra la luce. È da lì che passa una guarigione o una rinascita » . Sono i suoi passaggi di Miriam Leone sta girando la seconda serie televisiva di
dodici puntate per il 2017. Ha appena terminato di girare
la serie di Sky sugli anni cruciali di Mani Pulite.