Massimo Gaggi
Con le limitazioni alla libertà alla fine della Seconda guerra mondiale
Imusulmani d’America iscritti in un elenco di sorvegliati speciali? Chi parla di questo, secondo molti, manifesta timori eccessivi o fa propaganda anti Trump fuori tempo massimo. Ma ci sono trumpiani di rango che giudicano l’istituzione di queste liste più che legittima e richiamano il precedente della Seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti misero sotto sorveglianza, o addirittura chiusero in campi di internamento, molti loro abitanti e cittadini di origine giapponese, tedesca e anche italiana. È una delle pagine più nere della sua storia democratica che l’America ha cercato di dimenticare. Anche gli immigrati europei e nipponici sottoposti a discriminazioni umilianti, una volta finita la guerra hanno preferito seppellire questo passato oscuro e guardare avanti. « Gli Usa hanno vissuto vicende gravi come l’internamento di 120 mila americani di origine giapponesi dopo l’attacco nipponico a Pearl Harbor del dicembre 1941, o gli immigrati italiani e tedeschi considerati in blocco “enemy aliens”, stranieri nemici da sottoporre a severe limitazioni delle loro libertà » , ricorda l’americana Maria Laurino, storica dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti col suo The Italians Americans, storia delle gioie e delle sofferenze dei nostri concittadini che nel Novecento sono andati Oltreoceano e hanno costruito un pezzo d’America, diventato anche documentario televisivo a puntate. Ma adesso, sull’onda dell’elezione di Trump e dei toni tutt’altro che rassicuranti del neopresidente nei confronti della comunità islamica, la Laurino invita a non sottovalutare il rischio che vengano adottate pratiche discriminatorie di massa giustificate con esigenze di sicurezza. I precedenti ci sono, sono gravi e, cosa più preoccupante, già vengono invocati da al- Una famiglia americana di origine giapponese arriva in un campo di internamento alla fine della Seconda guerra mondiale. Sotto, la storica dell’emigrazione Maria Laurino.
cuni come un valido precedente. E se negli anni Ottanta un grande presidente conservatore come Ronald Reagan definì la deportazione dei nippo- americani durante la Guerra mondiale una “grave ingiustizia” e chiese scusa al Giappone ( tra l’altro nessuno giapponese d’America fu accusato di spionaggio o sabotaggio), quel precedente viene ora invocato da personaggi come Carl Higbie, un ex Navy Seal che ha appoggiato Trump con una Super PAC ( le associazioni che fiancheggiano le campagne dei candidati). Quello che è accaduto ieri non solo ai giapponesi ma anche agli italiani potrebbe ora capitare ai musulmani, spiega la Laurino che ha analizzato il problema anche in un articolo pubblicato dal Daily News. Storie che fanno riflettere: furono sottoposti a restrizioni come “enemy aliens” perfino il padre di Joe DiMaggio, il più grande campione di baseball di tutti i tempi, e Arturo Toscanini, che, pure, in America è sempre stato un mito vivente e aveva lasciato l’Italia perché perseguitato dal fascismo. Ma fu costretto a chiedere un permesso speciale per andare a dirigere un’orchestra a Washington. Gli italiani non subirono deportazioni di massa come i giapponesi ( anche perché erano troppi), ma, in base al famigerato ordine 9066 del presidente Roosevelt, non potevano allontanarsi più di qualche miglio dalla loro casa e dovevano comunicare alla polizia ogni cambiamento d’indirizzo e di lavoro. Toccherà ora ai musulmani?