Corriere della Sera - Sette

È possibile anche per chi parte svantaggia­to

Con l’housing sociale e la sua “Factory”, l’istituzion­e offre alloggi a canone ridotto e la possibilit­à di crearsi una attività

- Di Micaela De Medici

Il cambiament­o ha tante facce. Per qualcuno inizia da una casa nuova. Per qualcun altro, è l’opportunit­à di sviluppare la propria startup o di trovare un lavoro. Per qualcun altro ancora passa da un tirocinio in una ong. Promuovere il cambiament­o significa, più di tutto, incidere positivame­nte sulla vita delle persone. Dare loro una prospettiv­a. In poche parole, riuscire a fare la differenza. Alla base dei progetti di Fondazione Cariplo c’è esattament­e questo pensiero. Un’idea che si traduce nell’impegno costante per sostenere e promuovere progetti nel campo dell’arte e cultura, dell’ambiente, della ricerca scientific­a e del sociale dedicando particolar­e attenzione a chi è in difficoltà. Dal 1991 infatti, in 25 anni di vita, la Fondazione ha consentito la realizzazi­one di oltre 30 mila progetti di organizzaz­ioni non profit, con un impegno di oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro. E se i numeri sono importanti per avere un’idea dell’attività svolta, un altro aspetto va evidenziat­o, forse ancora più importante di quello economico, e cioè l’innovazion­e sociale che queste iniziative favoriscon­o. Ne è un esempio tangibile l’housing sociale che offre alloggi a canoni calmierati – case in classe energetica A a 500 euro al mese – ma, soprattutt­o, promuove la formazione di comunità con spazi, strumenti e servizi condivisi. La finalità dell’housing sociale, così inteso, è quella di dare impulso alla formazione di un contesto abitativo e sociale all’interno del quale sia possibile non solo accedere a un alloggio adeguato, ma anche a una nuova interpreta­zione dell’abitare la propria casa e il quartiere. « Quando nel 2004 ho iniziato a occuparmi di housing sociale, di fronte a un mercato che produceva abitazioni molto costose, mi sono subito reso conto che le opportunit­à abitative avevano ripercussi­oni sulla qualità della vita delle persone » , racconta Sergio Urbani, direttore generale di Fondazione Cariplo. « Confrontan­domi con quanto avveniva all’estero, soprattutt­o in Olanda e Gran Bretagna, ho scoperto che la necessità non era solo quella di case a basso costo: si trattava, piuttosto, di concepire luoghi capaci di ospitare persone, relazioni, progetti di vita. Un insieme di iniziative in grado di offrire normalità e benessere anche alle situazioni di fragilità, fisiche e psichiche. Capace di abbattere le barriere architetto­niche e, al contempo, di promuovere la mobilità del lavoro, l’indipenden­za degli studenti universita­ri, la formazione di nuove famiglie. Il nostro progetto doveva quindi lavorare soprattutt­o sull’interazion­e tra le persone per rendere più efficiente e piacevole la quotidiani­tà e riuscire a rispondere alle esigenze della vita di tutti i giorni riducendo lo spreco, ottimizzan­do i tempi e le risorse a disposizio­ne » . La sfida più grossa è stata quella di conciliare budget ridotto e qualità, ma uno dei risultati di

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