È possibile anche per chi parte svantaggiato
Con l’housing sociale e la sua “Factory”, l’istituzione offre alloggi a canone ridotto e la possibilità di crearsi una attività
Il cambiamento ha tante facce. Per qualcuno inizia da una casa nuova. Per qualcun altro, è l’opportunità di sviluppare la propria startup o di trovare un lavoro. Per qualcun altro ancora passa da un tirocinio in una ong. Promuovere il cambiamento significa, più di tutto, incidere positivamente sulla vita delle persone. Dare loro una prospettiva. In poche parole, riuscire a fare la differenza. Alla base dei progetti di Fondazione Cariplo c’è esattamente questo pensiero. Un’idea che si traduce nell’impegno costante per sostenere e promuovere progetti nel campo dell’arte e cultura, dell’ambiente, della ricerca scientifica e del sociale dedicando particolare attenzione a chi è in difficoltà. Dal 1991 infatti, in 25 anni di vita, la Fondazione ha consentito la realizzazione di oltre 30 mila progetti di organizzazioni non profit, con un impegno di oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro. E se i numeri sono importanti per avere un’idea dell’attività svolta, un altro aspetto va evidenziato, forse ancora più importante di quello economico, e cioè l’innovazione sociale che queste iniziative favoriscono. Ne è un esempio tangibile l’housing sociale che offre alloggi a canoni calmierati – case in classe energetica A a 500 euro al mese – ma, soprattutto, promuove la formazione di comunità con spazi, strumenti e servizi condivisi. La finalità dell’housing sociale, così inteso, è quella di dare impulso alla formazione di un contesto abitativo e sociale all’interno del quale sia possibile non solo accedere a un alloggio adeguato, ma anche a una nuova interpretazione dell’abitare la propria casa e il quartiere. « Quando nel 2004 ho iniziato a occuparmi di housing sociale, di fronte a un mercato che produceva abitazioni molto costose, mi sono subito reso conto che le opportunità abitative avevano ripercussioni sulla qualità della vita delle persone » , racconta Sergio Urbani, direttore generale di Fondazione Cariplo. « Confrontandomi con quanto avveniva all’estero, soprattutto in Olanda e Gran Bretagna, ho scoperto che la necessità non era solo quella di case a basso costo: si trattava, piuttosto, di concepire luoghi capaci di ospitare persone, relazioni, progetti di vita. Un insieme di iniziative in grado di offrire normalità e benessere anche alle situazioni di fragilità, fisiche e psichiche. Capace di abbattere le barriere architettoniche e, al contempo, di promuovere la mobilità del lavoro, l’indipendenza degli studenti universitari, la formazione di nuove famiglie. Il nostro progetto doveva quindi lavorare soprattutto sull’interazione tra le persone per rendere più efficiente e piacevole la quotidianità e riuscire a rispondere alle esigenze della vita di tutti i giorni riducendo lo spreco, ottimizzando i tempi e le risorse a disposizione » . La sfida più grossa è stata quella di conciliare budget ridotto e qualità, ma uno dei risultati di