Corriere della Sera - Sette

Pep Guardiola ha il cuore più grande dei piedi

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prendolo portatore di tanti valori sportivi e umani » .

Di regola in questo spazio parliamo di personaggi storici, del passato…

« Ma Guardiola, con le sue vittorie a catena, è già entrato nella storia, non solo del calcio. La sua filosofia di vita consegna ai giovani una bussola utile per il futuro. Avere una giusta ambizione, per esempio: quando allenava la Primavera del Barcellona e il presidente Laporta cercava l’allenatore per la squadra dei seniores, bussò alla porta del n. 1 e si propose. Vinse la sua sfrontatez­za gioiosa. E poi si affermò cercando la bellezza in campo. Vinceva sapendo motivare gli uomini, prima che i calciatori: ricordi il discorso di Herb Brooks alla sua squadra nel film Miracle? Bene, lui è un maestro vero, non da film » .

Quattro anni fa, quando era ormai l’allenatore più vincente nella storia della squadra catalana, lascia tutto e parte per nuovi lidi. Come mai?

« Lui è così: quando ha trovato un bellissimo modulo di gioco, va a esplorare nuove strade. Anche in questo è un rivoluzion­ario costruttiv­o: una figura di cui avremmo bisogno oggi, che sappia valorizzar­e i singoli nel gioco di squadra. Lo aiutano, in questa continua sfida del cambiament­o, i punti cardine del suo pensiero. Uno è la capacità di adattament­o: quando comincia la sua carriera da calciatore e a Barcellona arriva Cruijff che gli cambia ruolo, lui obbedisce In alto, Marco Liorni e, qui sopra, Pep Guardiola.

Marco Liorni sceglie l’allenatore del Manchester

e si posiziona come centrocamp­ista. L’altro suo merito è avere un cuore più grande dei piedi: quando gioca a Brescia, si innamora della città e ogni volta che viene in Italia vi fa una capatina o invita alle partite speciali il suo ex mister, Carletto Mazzone. Infine, porta riconoscen­za verso i maestri: per esempio, nel 2002 in occasione del rientro in campo di Roberto Baggio per una sostituzio­ne, si avvicinò a bordo campo, togliendos­i la fascia di capitano e legandola al braccio del compagno che rientrava da un infortunio dopo 76 giorni. Chapeau! » .

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