Tizianoferresche
Il cantautore torna con un disco che segna il ritorno ai suoni elettronici degli esordi hip-hop, ma con la maturità espressiva di oggi
Acinque anni dal precedente album di inediti, L’amore è una cosa semplice, torna Tiziano Ferro con un disco che segna il ritorno ai suoni elettronici degli esordi hip- hop, ma con la maturità espressiva di oggi. Non a caso nel brano di apertura, Epic, canta di un “fine primo capitolo”. Al suo fianco il produttore di sempre, Michele Canova. Al primo ascolto molte canzoni sono talmente esageratamente “tizianoferresche” che sembra di sentire Zalone che imita Tiziano Ferro. La continuità con la produzione recente si ritrova nelle inconfondibili melodie tipiche del suo pop cantautorale e nella ballata scelta come singolo di lancio Potremmo ritornare, ispirata a Non escludo di Franco Califano. Per l’artista di Latina la vita è un mestiere che si impara fra alti e bassi, attraversando momenti allegri e tristi. Lo stesso percorso seguono le nuove canzoni, alternando episodi solari e gioiosi in cui si respira Che tempo che l’atmosfera della California ( dove Ferro si è trasferito) come in Lento/ Veloce, ad altri più intimisti e malinconici ( La tua vita intera, Il mestiere della vita eQuasi quasi). Nei testi, con i quali riesce a far emozionare scavando nella propria intimità, affronta temi cari come il perdono ( Ora perdona), Dio, la paura e la rabbia ( Casa è vuota), la repressione affettiva. Nel branoMy Steelo con Tormento dei Sottotono ( di cui Ferro era corista prima di arrivare al successo) si avverte un voler tornare alla spensieratezza e goliardia giovanile, così come nel quasi rap diTroppo bene ( per stare male). Commovente la splendida Il conforto in duetto con Carmen Consoli ( i due avevano già collaborato nel brano Guarda l’alba), su un sentimento che col passare degli anni continua a legare due ex amanti: « Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio / e occhi bendati su un cielo girato di spalle / la pazienza casa nostra / il contatto il tuo conforto / ha a che fare con me / è qualcosa che ha a che fare con me » . Un disco che sorprende di più ad ogni ascolto. Genesis, Fiorella Mannoia, Nella vita ho sognato a occhi aperti tante volte, ma sempre due persone soltanto. Ho sognato di essere Paolino Pulici che solleva la palla da terra con la testa per segnare il gol dell’ultimo scudetto del mio Toro. E Bono degli U2 che corre a perdifiato lungo un palco a forma di cuore mentre il suo compare The Edge strimpella alla chitarra il riff inconfondibile di Non so che musica si suoni nel paradiso dei rocchettari, l’unico in cui mi interesserebbe prenotarmi. Ma resterei davvero molto deluso se non fosse quella. Una canzone che conosce la password della mia anima e riesce a farmi piangere e nel contempo a mettermi di buon umore. Non so come faccia, ma tutte le volte va a finire così. Senza finire mai.