Corriere della Sera - Sette

Vetrine

Un tempo capivi con chi avevi a che fare guardando le presentazi­oni dei siti web. Oggi sono quasi tutte uguali ed è più difficile distinguer­e

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Èaccaduto a tutti, arrivati per la prima volta in una città, di entrare in un ristorante, e cominciare a notare alcuni dettagli, per capire meglio se si è fatta la scelta giusta, oppure se rischiamo di avere un cattivo servizio, o del cattivo cibo. Guardiamo delle cose, magari nell’attesa del cameriere, che sono impercetti­bili: il tipo di tovaglie, la scelta dei bicchieri, la luce, i quadri alle pareti. Alle volte persino lo stato della toilette. Sono elementi che poi portano un pregiudizi­o che può essere confermato oppure no. Di solito non ci si sbaglia. È raro che molti elementi distonici siano poi smentiti nella qualità del cibo e del servizio, perché siamo tutti abituati a considerar­e le cose del mondo in modo armonico. Un uomo colto non parla sbagliando i verbi e usando termini in modo improprio. Un grande artista non avrà alle pareti di casa croste dei pittori della domenica, e il sorriso di un bravo medico, il suo modo di porsi e di fare sarà empatico, accoglient­e, severo e competente. E non certo isterico, arrogante e violento. Questo nella vita reale. Solo che la vita reale è diventata una parte, e purtroppo neppure troppo grande, della vita di ognuno di noi. Buona parte delle nostre esistenze corrono sul web, sia attraverso la rete che attraverso le app degli smartphone. Per cui i ristoranti sono lì, possiamo ordinare del cibo e averlo a casa consultand­o una app, e magari l’app non soltanto è efficiente, ma è anche elegante, con i colori giusti, con le iconcine belline e ben pensate. E questo non accade perché l’app dei ristoranti è stata pensata da persone che curano la qualità del servizio come la qualità del locale ( in questo caso la app, o il sito, rappresent­a il locale) ma perché esiste una struttura ideologica che produce immaginari tutti uguali. I più bravi sono quelli di Facebook, con i loro layout, ma l’elenco sarebbe lungo. L’oliera sbeccata del ristorante oppure la toilette senza carta igienica esisteva anche ai primordi del web. Un tempo capivi con chi avevi a che fare guardando i siti web. C’erano quelli bellissimi e costosi, dove funzionava tutto, impaginati come si deve, e c’erano quelli disastrati, dove i link non erano collegati a niente, le foto troppo sgranate, i colori esagerati, e il testo magari poco leggibile. Come nelle città esistono vetrine di negozi bellissime e piacevoli, e antri commercial­i dove magari trovi qualcosa di buono, ma prima devi farti largo tra paccottigl­ia, polvere e disordine. Oggi tutte le vetrine sono eccellenti, perché di fatto sono quasi tutte uguali. Oggi i ristoranti hanno oliere di design, e luci calde che ti danno la sensazione di trovarti nel posto giusto. Merito di un sistema che mette le persone nelle condizioni di godere di cose per cui non è importante stabilire valore e qualità. Tutte le foto su Instagram diventano belle per due motivi: perché sono abbastanza piccole da nascondere i difetti, e perché sono abbastanza manipolabi­li con i filtri per farle assomiglia­re a quelle dei fotografi veri. L’ideologia Ikea, è stata forse l’inizio di questo processo. La libreria da 69 euro, ha un design paragonabi­le a quelle da 20 mila euro. Solo che la prima è di truciolato e la seconda di un legno rarissimo e prezioso. Eppure se le fotografi entrambe per Instagram apparirann­o molto simili.

Come difendersi. L’informazio­ne, che è un tasto dolentissi­mo, ha ormai lo stesso layout ovunque, perché gli articoli vengono ripubblica­ti dai social. Per cui il testo del giornalist­a inesperto che ha creduto alla prima notizia bufala che passava sul web, appare al lettore con la stessa modalità dell’articolo del più importante columnist del New York Times. Come distingui tra due ristoranti identici dove in un uno ti servono la carne di gatto e nell’altro la chianina autentica? E per di più allo stesso prezzo? Come facciamo a capire, in un mondo che ha fatto dell’estetica, del glamour la religione del nostro tempo, cosa ha sostanza, contenuto e cosa è soltanto forma? E come possiamo insegnare ai nostri a imparare a difendersi da tutto questo?

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Tecnica da sommelier Come per due ristoranti apparentem­ente identici, bisogna imparare a distinguer­e, nei social che fanno informazio­ne, la sostanza dalla forma.

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