Corriere della Sera - Sette

Bacon

Al Guggenheim di Bilbao l’ultima chance di vedere come l’artista irlandese si ispirò a Picasso e a Velázquez

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La carriera di Francis Bacon cominciò disegnando mobili di stile modernista. Un inizio del quale però non andava per nulla fiero, e che “rimosse”. Dei dipinti eseguiti ventenne nei primi anni Trenta non è rimasto nulla ( li distrusse), salvo arrivare al 1933 quando nelle sue tele ben si riscontra un’influenza picassiana, specie di quella pittura biomorfica che Pablo ese- guì nel Sud della Francia all’epoca del suo legame amoroso con Marie- Thérèse Walter. Nell’importante mostra Bacon, da Picasso a Velázquez in corso al Guggenheim di Bilbao ( fino all’ 8/ 01/ 2017) vengono puntualmen­te analizzati i rimandi alla grande pittura che ha preceduto e innaffiato il suo genio. Tentò poi anche la via del Surrealism­o e nel 1936 inviò una sua tela per l’Esposizion­e internazio­nale di Londra, ma venne rifiutata perché non sufficient­emente surrealist­a. Sappiamo che Bacon non amava il Cubismo, eccezione fatta per le opere di Juan Gris ( qui una esposta) che considerav­a il miglior esponente di quel movimento. In realtà Bacon diceva di non amare i pittori ma solo certe loro opere, e di Picasso apprezzava qualcosa, affermando addirittur­a di detestare Guernica che vide a Londra nel 1938. Ammirando il talento di costui sapeva benissimo, ambizioso com’era, che per diventare altrettant­o famoso non poteva in alcun modo seguire la sua stessa scia. Ne sarebbe uscito stritolato. Così prese a modello un altro grande di Spagna, Velázquez ( del quale diceva però di odiare Las Hilanderas, uno dei suoi famosi soggetti), con il suo ritratto di Innocenzo X ( del 1605), tra striature di colore che deformano il personaggi­o perso nella solitudine del potere, schiacciat­o dal

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Corrispond­enze Figure feminine

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