Esatto?
Domani il Segnale orario della Rai, la televisione che ha sempre funzionato da orologio socialmente condiviso, cessa di battere. Un segno dei tempi, scanditi da social e nuovi media
Nonostante ci siano molti studi che teorizzano la televisione come orologio sociale ( spiegheremo fra poco in che senso), domani sarà trasmesso per l’ultima volta dalla sede Rai di Torino il Segnale orario Rai Codificato ( Src), il caratteristico trillo che precedeva l’annuncio dell’ora esatta. Dopo 37 anni la ricezione e la distribuzione del segnale, generato e inviato ogni minuto dall’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica ( Inrim), riferimento in Italia per tutte le misure, è stato sospeso perché con l’avvento delle trasmissioni digitali ( e dei loro ritardi di trasmissione) il segnale radiotrasmesso non era più idoneo a garantire la precisione “esatta” del tempo. Cessa così una collaborazione iniziata circa 70 anni fa. Se il Segnale orario Rai Codificato è del 1979, risale al 1945 la prima generazione dei segnali orario per la Rai. Il Segnale orario ha fatto la stessa fine dell’uccellino della radio, sparito da RadioRai nel 1994. Ucciso per cattiveria da qualche nemico della natura? Niente affatto. Il Segnale dell’uccellino era solo un espediente tecnico ( un congegno meccanico) che si poteva ascoltare negli intervalli, o pause, fra una trasmissione generata in un certo luogo e una generata in un altro. Dopo quello meccanico dei primordi, l’uccellino fu sostituito dal suono dell’ocarina dal maestro Belforte di Torino. Con l’avvento dell’elettronica è caduta la necessità di avere un intervallo di tempo ( occupato dall’uccellino) per passare, tanto per fare un esempio, dagli studi di Roma a quelli di Milano. Adesso è toccato al Segnale orario che, dalle origini fino almeno alla prima metà degli anni settanta, era raffigurato da un quadrante che occupava tutto lo schermo: all’interno di esso vi era la scritta “ora esatta”, mentre all’esterno vi erano i numeri. Poi, col tempo, la grafica dell’orologio è evoluta. Per molti anni, la televisione ha sempre funzionato da orologio socialmente condiviso, da “meridiana elettronica”. Ha dettato i tempi di una nazione ( il telegiornale delle 20, Carosello, la sigla di chiusura delle trasmissioni…). La televisione ha sempre agito da “piazza comune” per l’intera nazione, nuovo spazio pubblico che veniva ad affiancare o a sostituire forme più tradizionali di socialità. Proprio per la sua forza di “medium temporale” la televisione ha svolto il suo grande compito che, tutto sommato, possiamo giudicare positivamente: ha unificato, linguisticamente e culturalmente, un Paese ancora molto diviso, ha fatto partecipare a eventi comuni nella distanza delle abitazioni domestiche, ha sincronizzato i ritmi della nazione intesa come “comunità immaginata”. Le nuove tecnologie, i nuovi media, i social stanno mandando in pensione la tv mainstream e con essa anche l’ora esatta. Anche perché, nel mondo della comunicazione ( e non solo), di “esatto” non c’è più niente. Il Segnale orario ha fatto la stessa fine dell’uccellino della radio, sparito da RadioRai nel 1994.