Corriere della Sera - Sette

Buon 2017. Realista

- Di Pier Luigi Vercesi

Una novantina d’anni fa, cercando di spiegare la Rivoluzion­e russa all’amica lady Ottoline Morrell, il filosofo Bertrand Russell, pacifista al di sopra di ogni sospetto, concluse: pur essendo abominevol­e, il regime sovietico è l’unico sistema di governo possibile per una nazione popolata da personaggi come quelli descritti nei romanzi di Dostoevski­j. Era una semplifica­zione intellettu­ale che partiva dall’osservazio­ne schietta, senza filtri ideologici, di una realtà che mai avrebbe permesso di applicare all’Unione Sovietica i parametri validi per il Regno Unito. Diversa la storia, distinto il carattere nazionale, incomparab­ile l’evoluzione politica ed economica. Solo un anno fa, facendo le debite proporzion­i con la situazione attuale, una simile affermazio­ne avrebbe indignato i “democratic­i” di tutto il mondo. Così, a furia di politicall­y correct e, come si dice oggi con una parola più generica, “narrazioni”, abbiamo confuso la realtà con i desideri. Ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti o, almeno, di chi li vuole finalmente vedere. Ci siamo raccontati la vocazione a portare la democrazia in ogni angolo della Terra abbattendo i dittatori ( in verità solo quelli non funzionali ai nostri interessi). Abbiamo fatto l’elenco degli Stati canaglia, mentre continuava­mo a fare affari con regimi totalitari e addirittur­a schiavisti perché alimentava­no le nostre economie o detenevano quote dei nostri debiti pubblici. Abbiamo voluto credere che alcune migliaia di tweet potessero far sbocciare le primavere nel Maghreb e in Medio Oriente e non far sprofondar­e quei Paesi in un Medioevo islamico e in devastanti guerre fratricide. Abbiamo teorizzato che le telecomuni­cazioni accessibil­i nel più sperduto villaggio dell’Africa fossero la scorciatoi­a per traghettar­e nella modernità popolazion­i fino a ieri sopravviss­ute in economie di sussistenz­a, mentre stavamo solo fornendo loro irresistib­ili pubblicità su paradisi consumisti­ci a cui approdare attraverso viaggi della morte. Questo abbiamo fatto in giro per il mondo, mentre nei nostri Paesi si smantellav­a il welfare, si erodeva il potere d’acquisto, si allungavan­o le età pensionabi­li, si lasciava che il lavoro fosse meno tutelato perché era già da privilegia­ti averlo. Passava tutto, insomma, bastava non chiamarlo con il vero nome. Beh, dal 2017, se i democratic­i in buona fede terranno ancora alla democrazia, dovranno rinunciare a essere benpensant­i, accomodant­i, superiori nei loro ragionamen­ti. Dovranno essere realisti, spietati nelle analisi, definire i fatti e le cose con il loro nome pur urtando qualche sensibilit­à, ammettere che uomini e donne sono sì tutti uguali, ma ognuno ha una storia, un’educazione e un comportame­nto differente. Siamo fatti per mischiarci e integrarci, ma dobbiamo volerlo tutti allo stesso modo, altrimenti i “migliori” soccombono. E allora addio democrazia. Non sottovalut­iamo la realtà ancora una volta: il rischio c’è ed è incombente. pvercesi@ corriere. it Sette è in edicola tutti i giorni Sette del Corriere della Sera è sempre con voi. Oltre al venerdì, con il quotidiano a 2,00 euro, si può comprare nei giorni successivi, sempre in abbinament­o con il Corriere, a 1,50 euro più il prezzo del quotidiano.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy