Corriere della Sera - Sette

Vorrei un’integrazio­ne intelligen­te

- Di Paola Severini Melograni

Scrive Stefano Zamagni sulManuale dei Diritti Fondamenta­li e Desiderabi­li che l’errato convincime­nto che lo sviluppo di un paese tragga vantaggio dalla repression­e dei diritti fondamenta­li – vedi il caso dell’Ungheria – è stato rimpiazzat­o dall’idea che solamente nel rispetto pieno di tali diritti possa essere assicurato un sviluppo socialment­e disponibil­e ed economicam­ente vitale. La Germania, attraverso la politica testarda e determinat­a della Cancellier­a Merkel, compie ormai dal 2015 un percorso di accoglienz­a, attraverso una severa selezione dei profughi e dei migranti economici attenta alla provenienz­a e alla qualificaz­ione di base: il bilancio dopo due anni, nonostante problemi oggettivi e incidenti di percorso, è in gran parte positivo. Potremmo, in questo caso, parlare di “Integrazio­ne Intelligen­te”, come quella che il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, ha realizzato nella sua piccola città, o delle storie che questa sera alle 20.30, sulle frequenze di radio Rai Gr Parlamento, raccontano Stefania Mancini, lo stesso Zamagni e padre Giulio Albanese. Non esistono, non possono esistere e mai esisterann­o soluzioni altre per rispondere alla realtà dei grandi movimenti migratori. Parlare alla pancia degli italiani solletican­do le pulsioni xenofobe più disgustose è il peggior servizio che si possa oggi fare all’Italia. Cominciamo il nuovo anno con l’intenzione di comprender­e e magari copiare le buone pratiche per l’accoglienz­a e l’inseriment­o di nuove popolazion­i e facciamolo prima che sia troppo tardi e prima che il nostro Paese, senza più giovani generazion­i e con così poche speranze, si lasci trascinare in un futuro oscuro.

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