Visionari
Nel suo almanacco, Filmidee parte da Terrence Malick (osannato e odiato al tempo stesso) per dedicarsi poi ai cineasti più innovativi
È curioso: nata come rivista online, anche per sottolineare la distanza che si voleva mettere con il resto della critica, il gruppo che fa capo a Filmidee ( www. filmidee. it) ha scelto la carta per fare il bilancio dell’anno, come se la forma tradizionale e “pesante” della rivista/ almanacco avesse in sé una valenza particolare. Quella di un messaggio affidato a una bottiglia, non più di vetro ma di cellulosa. E in effetti i numeri “monografici” che Alessandro Stellino e Daniela Persico hanno curato l’anno scorso e quest’anno sono più dei manifesti a futura memoria che dei vademecum o dei centoni riassuntivi: l’anno scorso il tema unificante era quello della cinefilia, come a stimolare una riflessione sugli strumenti della critica; quest’anno è piuttosto una scommessa sui registi- filosofi, « capaci di elaborare – come si legge nell’introduzione – una pratica cinematografica che non smette mai d’interrogarsi sulla fondatezza di ogni scelta » . Autori, cioè, che non vogliono solo trovare i modi di esprimere il loro mondo di idee ma che lo fanno pensando anche al destino ( e al futuro) del cinema, all’evoluzione del mezzo e ai suoi nuovi possibili utilizzi. Quasi inevitabile, allora, che la prima parte del corposo Filmidee # 2, intitolato To The Wonder – Gli ultimi Due film di Malick: visionari ( 240 pagine, 15 euro), sia dedicata a Terrence Malick, al regista forse più osannato e detestato del nuovo Millennio, che dopo un inizio di carriera lento e tribolato ( quattro film in 32 anni! Probabilmente un record), da The Tree of Life ha cominciato a sfornare titoli sempre più ravvicinati, sconcertando i suoi “vecchi” fan che faticavano a ritrovarsi dentro a strutture narrative sempre più sfrangiate e impalpabili e a opere che me-