Corriere della Sera - Sette

Campagna

È l’anno della missione Apollo, della prima parola trasmessa in rete e del concerto-discarica di Woodstock, alla faccia dell’ecologia

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Nino Ferrer, Viva la campagna Dino Verde paroliere di Romantica, Resta cu’ ’mme, Piove e Che ’mme ’mparato a ’ffa. Il verde dell’ambientali­smo si presenta a Sanremo, nel 1966, con Adriano Celentano e il racconto della sua gioventù in via Gluck a Milano. Al di là delle opinioni su Adriano, è innegabile la novità della proposta di una ballata scritta per denunciare l’avanzata del cemento. Il finale è quasi un grido di dolore: “Là dove c’era l’erba ora c’è / Una città / E quella casa in mezzo al verde ormai / Dove sarà…/ Ehi, ehi / La la la la la la la la / Eh no / Non so, non so perché / Perché continuano / A costruire, le case / E non lasciano l’erba / Non lasciano l’erba / Non lasciano l’erba / Non lasciano l’erba / Eh no / Se andiamo avanti così, chissà / Come si farà / Chissà”. Il ragazzo della via Gluck viene eliminata alla prima giornata del festival, mentre avrà un successo incredibil­e di vendite e di pubblico a dimostrazi­one – se mai ce ne fosse bisogno – di quanto il pensiero comune sia avanti rispetto al pensiero ufficiale. 1969. nell’anno del futuro al decollo, la dimensione ecologica approda anche nella sigla dei varietà televisivi. È Nino Ferrer ( al secolo Agostino Ferrari) a presentare Viva la campagna a Settevoci, il programma- lancio- nelfuturo di Pippo Baudo. “Io sto in città / son come una formica nella folla dell’umanità / che corre qua e là / a gran velocità / con l’orologio che va che va che va”. Nino porterà Viva la campagna in Io, Agata e tu, trasmissio­ne in onda sul Programma Nazionale, dal 14 marzo all’ 11 aprile del 1970. Prima su una Rolls Royce, poi in studio, lo ricordiamo cantare elegantiss­imo tessendo le lodi della campagna, con versi bucolici in italiano come traduzione dall’originale francese di Je vend des robes: “Felicità non sei in città / viva la campagna viva la campagna / la civiltà è bella ma / viva la campagna che mi dà: un arcobaleno sereno l’odore del fieno / il canto corale di mille cicale / un bianco puledro / il fiore di cedro le stelle più grandi del ciel”. Tutto questo, nella prima parte della canzone. Ma Nino, giullare divertente, cantando deve ballare ed agitarsi e chiede di poterlo fare con un testo surreale, per cui il finale sarà una sequela astrusa di parole “Viva la campagna che mi dà: / tutti questi grilli, birilli, cavalli, coltelli / mulini, bambini, tacchini, pulcini, / casette, casette, forchette, saette, tramonti, racconti, bisonti rimpianti…” ( a sfumare).

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