Corriere della Sera - Sette

Non è mai morto, anzi rivive

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Una nuova, provocator­ia estetica. Questo fu il verbo professato dal movimento Memphis negli anni Ottanta, creando uno stile che si emancipava dal tradiziona­le modernista “bel design” italiano degli anni Sessanta, che pure aveva dato una spinta in avanti al lifestyle. Così la forma veniva investita di un nuovo ruolo, si concedeva delle follie ed era spesso allusiva (citando, ad esempio, la morfologia degli animali come il porcospino, l’anatra, il pellicano), riccamente decorata e colorata. Il manifesto-invito della prima mostra tenuta dal gruppo Memphis (Milano 1981, galleria Arc’74) viene disegnato da Luigi Paccagnell­a e raffigura un Tyrannosau­rus Rex, pericoloso “drago” pronto a inghiottir­e tutte le certezze di una società, borghese anche negli arredi. A Düsseldorf la mostra Less is a Bore. Reflection­s on Memphis (al KAI 10, Arthena Foundation, fino all’ 11/02) analizza appunto l’av- ventura di Memphis, partendo dai progetti e dagli oggetti disegnati dal fondatore Sottsass, De Lucchi, Mendini, Martine Bedin (a sinistra la sua lampada Super), Matteo Thun. Per allargare poi lo sguardo a quegli artisti e designer che, nel corso dei decenni, ne hanno variamente assorbito l’influenza, come Raymond Barion (in alto a destra l’opera Hotel), Eva Berendes, Barbara Kasten, Graham Little, Tobias Rehberger.

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