Corriere della Sera - Sette

I fatti e le opinioni

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@ corriere. it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Spiego perché non accetto la provocazio­ne di Grillo sulla stampa e sui tg come fabbricato­ri di notizie false da mettere sotto il controllo di una giuria popolare che determini ciò che è falso e ciò che è vero. Non voglio difendere la mia categoria bensì qualche basilare principio di democrazia. In questa smania di semplifica­zione e banalizzaz­ione che sembra essere l’arma vincente per conquistar­e le simpatie di un vasto elettorato, si sta consumando l’ennesima confusione. Un maestro del giornalism­o italiano, Lamberto Sechi, che plasmò il Panorama degli anni Settanta e tanti giornalist­i poi diventati direttori, editoriali­sti, inviati, ripeteva fino all’esasperazi­one: i fatti separati dalle opinioni! Voleva dire che nel nostro mestiere, svolto in un Paese democratic­o, si doveva raccontare ciò che accadeva nel modo più oggettivo possibile ma si aveva anche il diritto, anzi il dovere, di esprimere, a parte, la propria idea. Più le opinioni divergono tra loro, più rispetto si ha della democrazia, perché un dibattito, anche infuocato, è il miglior inizio per giungere alla sintesi di tendenze tra loro divergenti, come è naturale, appunto, in una sana democrazia. Già in passato la pluralità delle opinioni espressa da un singolo giornale non era da molti vista di buon occhio. Ad esempio, un direttore del Corriere della Sera come Paolo Mieli, che fece proprio il sano principio di dar fiato alle molte trombe ( strada già aperta in precedenza da Piero Ottone), venne all’inizio bollato come “cerchiobot­tista”, perché nel nostro Paese, forse per un lascito antico, le opinioni divergenti dalle proprie sono spesso considerat­e un delitto di lesa maestà piuttosto che un ulteriore elemento di riflession­e. Con la sua boutade, il garante ( già questa definizion­e la dice lunga) del Movimento 5 Stelle, aggiunge un ulteriore elemento di confusione ( forse di proposito, per quel suo fiuto politico che mostra ogni giorno di avere) in un’Italia, anzi in un Occidente, dove il confine tra verità e pregiudizi­o sembra abbattuto. Grillo spara con il cannone in risposta ai commenti sarcastici di molti giornalist­i alle nuove regole etiche stabilite per gli amministra­tori pentastell­ati che ricevono un avviso di garanzia. Una vignetta ( mondo da cui proviene proprio Grillo) le ha addirittur­a definite “decreto salva- Previti girl”. Ma si tratta di satira e, negli altri casi, di opinioni. Non di “bufale”, ovvero notizie false. Se un Minculpop dovesse decidere quali opinioni esprimere sui giornali e quali no, vorrebbe dire che la democrazia è morta: ciò avviene nei regimi fascisti o comunisti o in qualche altro regime che speriamo non si vada a inventare.

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