Corriere della Sera - Sette

La partita di pallone

Derby Usa-Urss. Un conservato­re per il centrosini­stra e il catenaccio sui campi di calcio. Tutti allo stadio, ma Rita Pavone non ci crede

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l’ordine pubblico lo richiedess­e. E quando si propone concretame­nte l’ipotesi di non chiudere l’esperiment­o del centro- sinistra organico, Segni sembra abbia una discussion­e con il socialdemo­cratico Giuseppe Saragat e con lo stesso Aldo Moro, discussion­e dopo la quale si sentirà male: il 7 agosto 1964 Antonio Segni ha una trombosi celebrale e non si riprenderà più. 1962. Il Milan vince lo scudetto e il Napoli la sua prima Coppa Italia. Il Milan propone una formazione storica: Ghezzi, David, Radice, Trapattoni, Salvadore, Maldini, Canova, Sani, Altafini, Rivera, Barison. In panchina Nereo Rocco, el paròn, il re del calcio all’italiana, definito più prosaicame­nte catenaccio. In radio si ascolta Tutto il calcio minuto per minuto e le formazioni si scandiscon­o ripetendo i nomi come un mantra: prima i primi tre insieme, poi i secondi tre e alla fine gli ultimi cinque uno di seguito all’altro. La domenica pomeriggio è colorata dalle voci epiche di Roberto Bortoluzzi ( dallo studio centrale), di Nicolò Carosio, di Enrico Ameri, di Andrea Boscione, di Sandro Ciotti. Sugli spalti, uomini in giacca e cravatta, cappello in testa, tracce di brillantin­a nei capelli, sigaretta in bocca e bambini per mano. In campo, calciatori del tutto simili agli uomini sugli spalti: non tatuati, non addobbati, non impaccati di soldi e pretese. “Perché perché / la domenicami lasci sempre sola / per andare a vedere la partita / di pallone / perché perché / una volta non ci porti anche me.” E anche questa è epica del 1962, firmata da Edoardo Vianello e Carlo Rossi con l’arrangiame­nto di Luis Bacalov. Ovviamente è La partita di pallone cantata per la prima volta da Rita Pavone in Alta pressione, programma televisivo del secondo canale Rai del 1961. Ma nei Sessanta, il benessere vede l’edonismo del “si fa ma non si dice” e Rita incalza “Chissà, chissà / se davvero vai a vedere la tua squadra / o se invece tumi lasci con la scusa / del pallone / chissà, chissà / semi dici una bugia o la verità”. E se la verità non è allo stadio, si torna da mammà, minaccia finale di ogni litigata domestica: “Ma un giorno ti seguirò / perché ho dei dubbi / che non mi fan dormir. / E se scoprir io potrò / che mi vuoi imbrogliar / da mamma ritornerò”. Rita Pavone canta La partita di pallone

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