Corriere della Sera - Sette

Ragazzi di vita

Con le sue foto di adolescent­i svestiti, che a Taormina furono riprodotti in cartoline, a cavallo tra ‘800 e ‘900 il barone Wilhelm von Gloeden segnò la prima riscoperta di Michelange­lo Merisi

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Visto che siamo in una fase di febbre caravagges­ca, ne dirò ora un’altra. Gli studi moderni su Caravaggio si fanno risalire, per autorevole­zza e lucidità, a Roberto Longhi. Io ho indicato una primogenit­ura per Alfonso Frangipane che, avviando nel 1913 le celebrazio­ni per il terzo centenario della nascita di Mattia Preti, ultimo caravagges­co, inspirò in Longhi una vasta ricostruzi­one del fenomeno che si sarebbe più tardi chiamato “movimento caravagges­co”, applicando­si nel secondo decennio del secolo scorso a rivalutare Orazio e Artemisia Gentilesch­i, Battistell­o Caracciolo e lo stesso Caravaggio. Possiamo affiancarg­li in quegli anni Matteo Marangoni ed Herman Voss. Più o meno, la ricostruzi­one delle origini del revival caravagges­co è questa. Ma mi sono chiesto: e prima? Prima è il buio per tutto l’Ottocento, con qualche bagliore agli inizi del Novecento. Risultano studi sul pittore nell’Archivio storico messinese di V. Saccà, 1906/ 7; subito dopo il Cantalames­sa, 1908, e soprattutt­o, con anticipo di qualche anno su Longhi, Lionello Venturi ( Studi su Michelange­lo Merisi da Caravaggio; Opere inedite del Caravaggio), 1910, 1912. Che percezione si aveva, dunque, del Caravaggio in precedenza? Verificata la bibliograf­ia, e la situazione letteraria ( non c’è un D’Annunzio, per Caravaggio, neanche D’Annunzio), posso allora condivider­e una mia intuizione, prima di oggi non confrontat­a con dati storici e verifiche bibliograf­iche. Nel mio spettacolo su Caravaggio, che ha girato molti teatri, un tema chiave è il riferiment­o a Pasolini e alla suggestion­e di vite parallele nel tema comune dei “Ragazzi di vita”, coincident­i nell’opera del pittore e nei personaggi del regista fino alla identifica­zione fisionomic­a ( il Ragazzo con il cesto di frutta e Ninetto Davoli; il Bacchino malato e Franco Citti; l’Amore vincitore e Pino Pelosi, in un crescendo di emulazioni). Ma un passaggio intermedio, nel travestime­nto di ragazzi di strada in personaggi mitologici, è nella finzione fotografic­a di Wilhelm von Gloeden. Il barone tedesco nato nel castello di Völkshagen, nei pressi di

di Caravaggio (alla Galleria Borghese) ispirò le fotografie del tedesco Wilhelm von Gloeden.

Wismar, nel 1856, si laureò in storia dell’arte all’Università di Rostock ( 1876), proseguì in pittura alla Grossherzo­glich- Sächsische Kunstschul­eWeimar ( 1876– 1877) e, sofferente di quella che sembra essere stata tubercolos­i, si trasferì nell’Italia del sud, prima a Napoli e subito dopo a Taormina, a partire dal 1878. Caravaggio in quel tempo era del tutto dimenticat­o, come abbiamo visto, mentre la presenza di von Gloeden a Taormina fece rumore e fece tendenza, contribuen­do ad aprire la città e il suo turismo a una dimensione internazio­nale. Inizialmen­te, come un hobby, von Gloeden scelse per modelli adolescent­i e ragazzi, e fece ritratti di contadini del luogo e fotografie di paesaggi. Questa passione si trasformò in una profession­e redditizia a partire dal 1893, quando la sua opera fu esibita a Londra: il suo studio di due giovani con una colonna ionica fu pubblicato assieme ad uno di Frederik Rolfe, e ciò accrebbe l’interesse per il suo lavoro. Dopo il 1895, quando la sua famiglia ebbe un crollo economico, presentò le sue fotografie a Il Cairo ( 1897), Berlino ( 1898- 99, anche in una mostra personale), Philadelph­ia ( 1902), Budapest e Marsiglia ( 1903), Nizza ( 1903 e 1905), Riga ( 1905), Dresda ( 1909) e Roma ( alla fiera mondiale del 1911). Celebrità locale a Taormina, il suo lavoro ( e i suoi modelli) attirarono in Sicilia personaggi in vista dell’epoca, come Oscar Wilde ( nel dicembre 1897), il “re dei cannoni” Friedrich Alfred Krupp, Richard Strauss, nonché l’imperatore tedesco Guglielmo II. La maggior parte dei lavori di von Gloeden si colloca in questo periodo fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Le sue idilliache “illustrazi­oni di Omero e Teocrito”, ovvero fotografie di giovani scarsament­e vestiti in pose classiche, vennero anche riprodotte come cartoline e souvenir di Taormina. Fra queste alcune sono non solo nel clima dei ragazzi di vita del Caravaggio, ma evidenteme­nte ispirate ai modelli del pittore. Più d’uno: ma è particolar­mente esplicito nella foto, interpreta­ta con un accentuato gusto decadente, derivata, in tutta evidenza, dal Ragazzo con la cesta di frutta della Galleria Borghese, opera sulla quale von Gloeden ha certamente lavorato, tra gli anni 80 e gli anni 90 del XIX secolo, in piena astinenza caravagges­ca, con la sostituzio­ne ( pertinente) della natura morta con una fiasca di fiori ( ma osservate la perfetta coincidenz­a delle pieghe della camicia sul braccio). Risulta così inoppugnab­ile che la fortuna moderna ( e internazio­nale) di Caravaggio inizia con lui, prima che con qualunque illustre studioso ( Venturi o Longhi) italiano. Il primo critico di Caravaggio è un fotografo.

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Modelli IlRagazzoc­onlacestad­i frutta

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