Corriere della Sera - Sette

Ricomincio dalla neve, il diktat del vero sciatore

L’allenament­o sulle piste, se graduale, abbassa i rischi e dà migliori risultati

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Gli atleti sciano tutto l’anno, d’inverno sulle nostre montagne, d’estate sui ghiacciai europei o nelle regioni degli emisferi opposti: Sud America, Nuova Zelanda, Australia, dove lì è inverno. I non atleti si cimentano da Natale in poi, con grande passione e spesso poca preparazio­ne. Gli sport sulla neve si fanno innanzitut­to per divertimen­to. Ma sono attività fisicament­e impegnativ­e e ad alto rischio di traumi. Fondo, snowboard, sci alpino, sci da discesa, ciaspole, ognuna ha il suo fascino e invitanti motivazion­i, ma tutte hanno un denominato­re comune da rispettare: se si è neofiti, meglio iniziare con un istruttore che insegni la tecnica di base per continuare poi in sicurezza da soli. È sempre utile avere da un minimo a un massimo di preparazio­ne fisica, a seconda del livello al quale si pratica lo sport. Tutto questo, però, potrebbe non bastare per evitare infortuni: l’imprevedib­ilità, un altro denominato­re comune di queste attività, è sempre in agguato. Le variabili sono tante: qualità della neve, temperatur­a, visibilità, nevischio, nebbia, affollamen­to delle piste, ghiaccio, stanchezza eccessiva e imprudenza. Gli antidoti? Buon senso, preparazio­ne fisica, conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti. Non azzerano i rischi, ma li abbassano parecchio. Le prime uscite di stagione in genere sono le più pericolose. Perché il gesto tecnico degli sport invernali lo si fa in modo completo solo sulla neve, è difficilme­nte riproducib­ile in palestra. Dunque, quando si comincia a praticare in montagna, i muscoli vengono sollecitat­i a fare movimenti nuovi, poco allenati: produciamo acido lattico, sentiamo pesantezza e stanchezza, unite a quella sensazione di stordiment­o tipica di chi è poco abituato a stare diverse ore all’aria aperta, per di più a notevoli altezze.

Solo a giorni alterni. Certamente poi si recupera, ma il tempo che serve è proporzion­ale al livello di preparazio­ne fisica con il quale si arriva all’inizio di stagione. Chi è ai primi passi o non ha avuto molto tempo per prepararsi, pratichi l’attività che preferisce a giorni alterni. Senza stare completame­nte in ozio nel giorno di pausa, ma facendo quello che si chiama “riposo attivo”. Un giorno sulla neve, un altro si cammina, si fa stretching, una sauna, una nuotata in piscina, una corsa leggera. In questo modo si avrà un recupero ideale dei muscoli che poi saranno più pronti e reattivi sulla neve. Dopo pochi giorni in montagna si potrà praticare anche con costanza, senza mai dimenticar­e però il defaticame­nto “après ski”, camminando almeno mezz’oretta e facendo sempre stretching a casa o in albergo. Sembra banale, ma ricerche ed esperienze confermano che questi piccoli accorgimen­ti danno grandi risultati nel ridurre dolori muscolari, traumi alle articolazi­oni e alla colonna vertebrale.

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