ALTRO CHE BOLOGNESI, LE LASAGNE SONO NAPOLETANE E FERDINANDO II È IL LORO RE
Le occasioni conviviali festive e la contemporanea ripresa di programmi televisivi come Masterchef danno la stura anche a piccole grandi discussioni sul cibo, argomento di cui gli italiani, come noto, sono grandissimi chiacchieroni. Una diatriba di rito riguarda le lasagne, piatto di cui è incerta persino la storia del nome e di cui non compare una ricetta nemmeno sull’Artusi (vedi citazione). Gli etimologisti si dividono tra una parola del latino parlato, che verrebbe dal greco (un vocabolo che in origine forse alludeva a un vaso da cucina), e il prestito francese delle sostantivo femminile che indica la forma del rombo: con certezza non si sa se venga prima l’uso in araldica e in geometria, o quello remoto gallico che si riferiva, pare, a un dolce di mandorla. Che nasca dalla “lasania” o dalla losanga, l’unica certezza è che fin dai tempi di Boccaccio (1354) vanno “le lasagne maritate”, piatto nella cui preparazione si sposano ingredienti diversi. Il luogo comune vuole che le lasagne siano bolognesi, ma in realtà, le lasagne alla bolognese sarebbero una furbizia commerciale di alcuni ristoratori di Bologna, nei primi del Novecento, e oggi sono codificate come lasagne verdi, per via della sfoglia preparata con gli spinaci. La prima ricetta delle lasagne al pomodoro risale al la vera cucina napolitana di Francesco Palma (1881), ma l’origine partenopea è accertata dalla cucina angioina del XIV secolo. A Napoli le lasagne impazzavano ben prima che a Bologna, tant’è che ancora in epoca borbonica Ferdinando II (nel ritratto), che ne era ghiotto, veniva chiamato “re lasagna”.