Corriere della Sera - Sette

Nanni Fontana

Qualcosa sta cambiando. Aprendo la porta alla crisi delle chiamate

- Marzio G. Mian

di

A- foto di d un certo punto Emanuele ha scoperto che era felice. Più felice di quella volta quando ha messo la palla all’incrocio da fuori area e ha fatto vincere il Casoni all’ultimo minuto, che sembrava il culmine della felicità. Ancora più felice del suo primo bacio, che gli era sembrato di toccare il cielo. « Ero davvero innamorato di Gesù, sentivo che mi aspettava, non è facile da spiegare » , dice don Emanuele, 29 anni, nella sacrestia del Duomo di Treviso mentre s’infila la veste dalmatica per la messa della sera. Nella penombra i suoi occhi neri brillano di una passione incontenib­ile che pare quasi imbarazzar­lo, come se fosse consapevol­e che per noi non è facile capire, di rappresent­are insomma una razza d’uomo in via d’estinzione. Anche se siamo stati a Casoni, alle pendici del Grappa, il suo paese, vivaio mondiale delle vocazioni, raccontato una dozzina d’anni fa addirittur­a dal Wall Street Journal in prima pagina: al giornale economico americano stavolta non interessav­a il popolo delle Partite Iva, ma quello di Dio; non la terra dei capannoni, la provincia vicentina che esporta quanto il Portogallo, ma la “priest valley” che tra preti, parroci, vescovi, frati capellani, priori, suore, badesse, reverende madri dorotee, trappiste, orsoline, carmelitan­e “produce” più religiosi al mondo. Molti gli alti papaveri, da monsignor Tommasi rappresent­ante della Santa Sede all’Onu a Ginevra, ai fratelli scalabrini­ani Donanzan, Luigi, Cesare ed Emilio, inviati del Vaticano nelle fabbriche di Detroit, tra gli emigranti di New York e alla Casa Bianca. Un’ampia ala del cimitero mette insieme i caduti delle guerre e i soldati di Cristo. La facciata della bella chiesa settecente­sca di San Rocco è ricoperta di medaglioni marmorei dedicati ai preti che hanno fatto epoca in paese, da

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