Valeria Palumbo
Che avevano un cognome legato al nazismo ne sono rimasti schiacciati
Nascosto dietro gli angoli dei grandi corridoi, il piccolo Niklas attendeva che i domestici si avvicinassero per sbucare dal buio, pedalare con furia sulla sua macchinina e urtarli a tutta velocità negli stinchi. Quasi innocui giochi di un bambino viziato. Ma il “principe di Polonia”, come si firmò in una lettera all’odiata madre, era il figlio di Hans Frank, nominato da Hitler governatore generale della Polonia. Lo stesso Frank si proclamava “re di Polonia”, specificando che i polacchi non erano degni di un tale re e, nel frattempo, derubandoli di tutto. Per i polacchi e gli ebrei, uno dei peggiori gerarchi nazisti. Raccontò Janina Szczurek, sarta personale di Hedwig Höss: « Un giorno i bambini sono venuti da me per chiedermi di confezionare loro dei costumi da detenuti e di cucire sulla casacca dei triangoli neri o delle stelle gialle come quelli degli internati... » . Klaus, il maggiore dei cinque piccoli Höss, portava al braccio una fascia da kapò e impartiva ordini agli altri bambini, che giocavano a fare i detenuti. Mentre scorrazzavano per il giardino papà li aveva sorpresi in quel gioco, aveva strappato loro di dosso le insegne e aveva interrotto la pantomima, rimproverandoli. Papà era Rudolf Höss, il boia di Auschwitz. Mamma, Hedwig Höss, pure avvertita dal marito dalla “soluzione finale”, continuava a protestare per la cenere nera che si depositava sulle fragole del suo bellissimo giardino e sulla puzza che veniva dal lager. Se non fossero tragiche, le storie narrate da Tania Crasnianski ne I figli dei nazisti ( Bompiani) sarebbero grottesche con punte