Un ascensore e quel piccolo uomo che sorride
Un ascensore di un palazzo antico, pieno di gente vestita in modo elegante. Si aprono le porte ed entra un uomo piccolo, esile, dall’aria indifesa. Ha i capelli impomatati e l’abito distinto, nonostante l’evidente usura del tempo. Porta con sé una cartella di cuoio che custodisce sotto braccio gelosamente. La macchina da presa è fissa sul suo primo piano, mentre le altre persone, tutte dietro di lui, fanno da pubblico inconsapevole. Riparte il loro viaggio verso il basso e il giovane non riesce a trattenere le risa. È avvenuto qualcosa di così inusuale che gli oscura ogni altro pensiero e lo spinge a ridere in modo nervoso, quasi isterico. Tutti ovviamente lo guardano come se fosse impazzito, ma lui non se ne cura, anzi, aumenta l’intensità dei suoi guaiti gioiosi. Oggi è stato il suo primo giorno di lavoro, pieno di imprevisti, di emozioni, di molte sorprese, ma non è questo che lo forza all’ilarità. I suoi occhi vispi, leggermente fuori dalle orbite, puntano verso il basso per pudore, ma leggiamo dentro di loro una sfacciataggine, finora celata, che ci invita alla spensieratezza, all’allegria. Dopo averlo visto in balia degli eventi, completamente inerme, tra le grinfie di un’anziana stravagante, maniaca di protagonismo, non possiamo far altro che ridere con lui e di lui, ereditando un po’ della sua gentilezza d’animo.
- La soluzione a pag. 105