Corriere della Sera - Sette

Un ascensore e quel piccolo uomo che sorride

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Un ascensore di un palazzo antico, pieno di gente vestita in modo elegante. Si aprono le porte ed entra un uomo piccolo, esile, dall’aria indifesa. Ha i capelli impomatati e l’abito distinto, nonostante l’evidente usura del tempo. Porta con sé una cartella di cuoio che custodisce sotto braccio gelosament­e. La macchina da presa è fissa sul suo primo piano, mentre le altre persone, tutte dietro di lui, fanno da pubblico inconsapev­ole. Riparte il loro viaggio verso il basso e il giovane non riesce a trattenere le risa. È avvenuto qualcosa di così inusuale che gli oscura ogni altro pensiero e lo spinge a ridere in modo nervoso, quasi isterico. Tutti ovviamente lo guardano come se fosse impazzito, ma lui non se ne cura, anzi, aumenta l’intensità dei suoi guaiti gioiosi. Oggi è stato il suo primo giorno di lavoro, pieno di imprevisti, di emozioni, di molte sorprese, ma non è questo che lo forza all’ilarità. I suoi occhi vispi, leggerment­e fuori dalle orbite, puntano verso il basso per pudore, ma leggiamo dentro di loro una sfacciatag­gine, finora celata, che ci invita alla spensierat­ezza, all’allegria. Dopo averlo visto in balia degli eventi, completame­nte inerme, tra le grinfie di un’anziana stravagant­e, maniaca di protagonis­mo, non possiamo far altro che ridere con lui e di lui, ereditando un po’ della sua gentilezza d’animo.

- La soluzione a pag. 105

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