Anziani,
In Italia, due over 65 su tre prendono più di cinque farmaci al giorno. Con il rischio che i medicinali “cozzino” tra loro
per esempio gli anziani prendono inibitori di pompa protonica, i cosiddetti antiacidi per lo stomaco, che nella loro situazione però non servirebbero; d’altro canto a meno di uno su due pazienti con fibrillazione atriale, un’aritmia diffusissima che fa salire molto il rischio di ictus, viene prescritta una corretta profilassi contro la trombosi » osserva Nicola Ferrara, presidente SIGG. « Gli esempi potrebbero proseguire, ma quel che preoccupa è che la percentuale di anziani con almeno un farmaco potenzialmente inappropriato è cresciuta negli ultimi dieci anni, passando dal 20 al 24%. Così le interazioni gravi fra farmaci riguardano un over 65 su quattro » . Il pericolo deriva anche dal metabolismo, che nella terza età cambia e rende più difficile smaltire i medicinali, oltre che dalle prescrizioni chilometriche. Evitarle e seguire ( bene) solo le terapie necessarie però è possibile, basterebbe seguire poche regole di buonsenso.
Per tenere le fila dei trattamenti serve un geriatra o un internista: si tratta di “medici della complessità” che possono considerare l’anziano nel suo insieme, fare un bilancio delle priorità e decidere perciò quali farmaci sono indispensabili e quali invece si possono tralasciare senza mettere a rischio la salute.
Sì a una revisione periodica delle terapie, una sorta di “tagliando” che modifichi le cure in base alle effettive esigenze dei pazienti che cambiano nel tempo. « Se non si riconsiderano periodicamente gli schemi terapeutici il pericolo di effetti collaterali da farmaci triplica dopo i 65 anni e quadruplica dopo i 75 » , osserva Ferrara.
Cautela massima quando si aggiunge un nuovo farmaco, perché alcuni possono aggravare patologie esistenti: se compaiono eventi avversi è bene discuterne con il