Lingua
Tre libri dimostrano che l’italiano, a dispetto di chi paventava l’ingerenza del web, non se la passa poi così male: reagisce ottimamente alle sollecitazioni interne ed esterne
Come sta la lingua italiana? Il congiuntivo è morto? L’italiano sarà sommerso dai perfidi anglismi? Il web la sta distruggendo? L’Italia è stata unificata linguisticamente da Mike Bongiorno e adesso lo sarà da twittaroli e whatsappisti? In occasione della morte del grande filologo e linguista Tullio De Mauro, nessuno ha ricordato che nel 1973 la Rai avviò una memorabile riflessione sulle vicende storiche della lingua italiana. Il programma si chiamava Parlare leggere scrivere era firmato da De Mauro, Umberto Eco e Piero Nelli, che ne curava anche la regia, e si proponeva di ricostruire in cinque puntate la storia della lingua italiana dall’unità nazionale ai primi anni Settanta, con particolare attenzione all’intreccio tra questioni linguistiche e vicende storiche della nazione. Attraverso materiale di repertorio, piccoli sceneggiati, interviste, la ricostruzione della storia linguistica seguiva un vago filo cronologico, che si dipanava fra eventi simbolici quali la battaglia di Custoza, lo sbarco di Pisacane in meridione, la Prima Guerra Mondiale e l’avvento del fascismo, la guerra di Spagna e la Resistenza, a cui seguiva con ampio salto temporale l’analisi dei primi anni Settanta e il ruolo fondamentale svolto dalla tv. Ebbene, ora tre libri molto importanti ci dicono che, a dispetto delle molte preoccupazioni, la lingua italiana non se la passa poi così male: una lingua che cambia è una lingua sana, è una lingua in perfetta forma, che reagisce ottimamente e nel modo più normale alle sollecitazioni interne ed esterne. Ogni lingua è un organismo vivente, come il nostro corpo, si trasforma e si adatta all’ambiente in cui vive. Per questioni di sopravvivenza. I tre libri sono: Un italiano vero. La lingua in cui viviamo di Giuseppe Antonelli ( Rizzoli), L’italiano che resta. Le parole e le storie di Gian Luigi Beccaria ( Einaudi) e Lezione di italiano di Francesco Sabatini ( Mondadori).
Cosa hanno in comune i tre libri? Si pensava che la cosiddetta “civiltà delle immagini” avesse ucciso per sempre la scrittura e invece il computer ci ha reso tutti scrittori. Scrivendo di più andiamo inevitabilmente incontro a una nuova realtà nei confronti della parola, a nuovi cauti mutamenti della grammatica, a un’ipersensibilità verso una lingua fatalmente più comunicativa, al proliferare dei neologismi ( ne ho usati due orrendi: twittaroli e whatsappisti). Liberandoci da alcune preoccupazioni eccessive, curiamo però la lingua! Come scrive Antonelli: « La nostra lingua ci nutre, educa i nostri pensieri e i nostri sentimenti, plasma la nostra visione del mondo. Tutti noi le dobbiamo tantissimo e per questo merita tutta la nostra riconoscenza: la nostra attenzione, il nostro studio, la nostra cura. Questa è la lingua. La lingua siamo noi » .