Il virus dell’«importanzite acuta»
Poteva il fratello di Raffaele Marra chiedere meno di 100 mila euro a un cronista, reo di avere ironizzato sui chili di medaglie che grondano dal suo petto come cachi a novembre?
«Etu chi sei? » , chiese Carlo Bertoleoni. « Sono Carlo Alberto, il re di Sardegna » , rispose il cacciatore. « E io sono il Re di Tavolara » . Al che Carlo Alberto scoppiò a ridere e, dice la leggenda, ordinò di far preparare davvero una pergamena che riconoscesse il titolo a Carlo I° Bertoleoni, re di Tavolara. Del resto, come avrebbe detto anni dopo Vittorio Emanuele III, « un titolo e un mezzo toscano non si negano a nessuno » . Mettetevi dunque nei suoi panni: poteva Sua Eccellenza Illustrissima il « Prof. Dr. Catello Marra, Psicologo, Psicoterapeuta, CTU del Tribunale Civile e Perito Tecnico presso il Tribunale Penale di Roma nonché Consigliere per gli Affari Generali dell’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo presso il Quirinale » chieder meno di 100.000 euro a Emiliano Fittipaldi, reo di avere ironizzato sui quattro o cinque chili di medaglie che grondano dal Suo petto come cachi a novembre? Passi che quel dannato impiccione di cronista abbia rovinato suo fratello Raffaele Marra, braccio destro della « purissima » Virginia Raggi scovando prima dei giudici lo scandalo della casa avuta dal costruttore Sergio Scarpellini. Ma sorridere di Lui! Certo, il suo nome non figura nella lista dei diplomatici accreditati in Italia ma vogliamo forse mettere in dubbio il suo ruolo di « PresidenteGovernatore Generale dell’ “International Organization for Diplomatic Relations” NGO, con sede in Malta » ? Come andrà il processo ( tanto più dopo le notizie di una inchiesta aperta anche a La Valletta) non si sa. Ma ai cultori del virus dell’ « Importanzite acuta » , virus che spinge folle di ometti a dotarsi di un titolo o un titoletto simil- nobiliare, non poteva sfuggire una coincidenza. Lo scontro sugli orpelli e il giro di luccicanti patacche fa rivivere esattamente sessant’anni dopo un altro scandalotto finito sulle riviste tra il 1956 e il 1957. C’era allora a Roma un signore che distribuiva, dietro un certo versamento di denaro, il titolo di « Cav. Gr. Uff. Ord. San Giorgio C. te Palatino » . Cioè Cavaliere Grand’Ufficiale dell’Ordine di San Giorgio di Antiochia e dell’Epiro Conte Palatino. Pofferbacco! Tutto ruotava, raccontò il Corriere, intorno a un « preteso pittore » dall’aria efebica: Marziano Lavarello fu Prospero, che su consiglio della devota madre Nella Cassanello rivendicò il trono di Bisanzio con il nome di Marziano II. Status che lo avrebbe spinto più tardi a rivendicare, con lettera raccomandata al maresciallo Tito, la proprietà della Serbia. Restano indimenticabili le pagine della sontuosa incoronazione sulla rivista Le ore dove spiccavano le foto del mitico paparazzo Tazio Secchiaroli alla « Basilissa Nella » e all’Augusto Figliolo in vestaglia damascata sopra la didascalia: « Assorto, come in estasi, il principe Lavarello siede sul trono degli avi che egli gelosamente conserva in una stanza del suo appartamento… » . Titolo immortale sulla corona tempestata di finti diamanti da mezzo etto: « Il patriarca me l’ha data e guai a Totò se me la tocca » . Che c’entrava Totò? In base al riconoscimento come figlio illegittimo del principe Giuseppe De Curtis, l’attore rivendicò di essere lui ( mai capito fino a che punto scherzasse) l’erede di Giustiniano. E si firmò così: « Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana dei Focas Angelo Flavio ducas Commeno di Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, Duca di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e di Durazzo » . Vuoi mettere? Altro che Catello…
Psicologo e psicoterapeuta Catello Marra è il fratello di Raffaele, ex braccio destro della sindaca di Roma Virginia Raggi.